2004 giugno 12 Eurovoto

2004 giugno 12

E’ fascinosa e strana l’Europa. Lo storico francese Lucien Febvre la considerava non un continente,
ma il luogo in cui le diversità sono importanti come le somiglianze. Un grande reporter americano,
Raymond Cartier, annotava già nel dopoguerra che in alcune aree gli europei erano più affollati
degli indù. Oggi fanno pochi bambini, e l’Italia vanta il record di denatalità.
Il continente ha la testa tra i ghiacci dell’ Artico e i piedi nel Mediterraneo, dove dista dall’Africa
meno di 15 chilometri; e sono più di 5.500 i chilometri che la attraversano dall’Atlantico agli Urali,
estremi dell’Europa totale invocata tuttora da papa Wojtyla e dall’ex leader sovietico Gorbaciov.
Anche i ragazzi delle scuole medie imparano che “Europa”, oltre a voler dire “dai grandi occhi”, é
un antico mito greco secondo il quale fu il divino Zeus, trasformatosi in toro, a rapirla e a sposarla.
Alla fine della seconda guerra mondiale, le macerie dell’odio avevano seppellito ogni barlume di
mitologia, ogni traccia di storia e di cultura, ogni certezza di orizzonte. Senza l’America in guerra e,
dopo la guerra, senza il piano di aiuti del generale George C. Marshall, oggi non potremmo
nemmeno immaginare l’Europa democratica a 25 nonostante sia unita molto sulla carta e poco nei
poteri effettivi.
Già un piccolo miracolo questo, del tutto trascurato in campagna elettorale. La propaganda é più
forte della memoria.
Strano é anche questo voto che a ragione lascia temere l’aumento degli astensionisti convinti, delle
agnostiche schede bianche e del nichilismo di quelle nulle: “Fàmolo strano” sorriderebbe nel suo
gergo Carlo Verdone. Non sembrano elezioni europee né italiane, ma irachene. Decide il Fattore B
come Baghdad; nel caso di Tony Blair, per punire.
Dopo montagne di televisione, si sa tutto sull’Iraq e si é discusso zero dell’Europa mentre il solo
tema italiano in ballo, cioè le tasse, ha avuto un andamento satanico, ora ingannevole ora
rassicurante.Si personalizza il voto nel volto del leader, ma stavolta saranno misurati anche i partiti
con precisione proporzionale. Circola odio politico, il contrario dello spirito liberale.
In fondo é sempre stato così, visto che per la maggioranza degli italiani vale soprattutto lo
schieramento, o di qua o di là, nel 1948 come oggi, da De Gasperi a Berlusconi, da Togliatti a
Prodi. Cambia l’Italia, cambiano i sistemi elettorali senza che si modifichi l’appartenenza spesso a
scatola chiusa degli elettori. Gli italiani schierati fanno lo zoccolo duro; gli incerti fanno il risultato.
Senza contare che, dando retta alle ultimissime ricerche, l’italiano sarebbe oltretutto il popolo più
incomprensibile del continente. Saremmo ad esempio molto preoccupati per il futuro e mai tanto
pessimisti come oggi (vedi Doxa) eppure risultiamo anche i meno ansiosi e depressi d’Europa (vedi
istituto di Sanità).
Pur sembrando 60 milioni di pacifisti arruolati, sono in fortissimo aumento le richieste di entrare da
volontari nell’esercito. Dimostriamo ansia collettiva per la sorte dei ostaggi in mano ai terroristi, ma
la Nazionale Under 21 di calcio fa più di otto milioni di telespettatori contro i tre di “Porta a Porta”
dedicata alla stessa ora alla liberazione dei tre connazionali.Il Sud affoga nei rifiuti urbani e
degrada nella criminalità mentre la stampa internazionale proclama l’Italia “la vera e indiscutibile
regina dello stile mondiale”, dalla Ferrari alla moda, dalla cucina al lusso artigianale, dal design alla
raffinatezza delle dimore.
Chi siamo?
Il grande capitalismo italiano non insegna nulla a nessuno ma vorrebbe dar lezione al medio-
piccolo, cominciando beninteso dall’incompreso Nordest. Hanno domandato a un ragazzo
napoletano che cosa vuol fare da grande: “Il poliziotto”, ha risposto nella città dove tutti i suoi
coetanei circolano senza casco, nella tradizionale amnesia delle regole e dei controlli.
Questa Italia ha necessità di Europa, persino di un’Europa piena di difetti, impotente, burocratica
come non piace a Bossi, priva di costituzione, più interessata al cosiddetto matrimonio tra
omosessuali che alla radici cristiane. Ne ha bisogno anche se l’Europa diventa a volte solo una torta,
una ricca carriera, un posto al sole della politica per il quale vale la pena di investire anche mezzo

milione di euro a titolo personale viste le voci mensili per 60 milioni di vecchie lire al mese con soli
120 giorni di impegno all’anno.
Nonostante tutto, noi italiani scommettiamo più di tutti sull’Europa. Perché ci servono una bussola,
un binario, la garanzia di un qualche destino comune tra Stati europei poco europeisti, tuttora
nazionali, sovrani, egoisti e arroganti.
L’Europa s’ha da fare anche votando un discreto ceto politico da esportazione. Invece, non se ne
parla nemmeno: si vota Strasburgo intendendo Roma. Ogni partito o micro-lista bada per sé e tutti
assieme all’ennesimo referendum su Silvio Berlusconi il quale, a differenza di Blair, considera
l’Iraq la sua vera arma del consenso: Forza Baghdad.
Con le Europee l’Europa non c’entra niente.