2004 aprile 26 Scudetto

2004 aprile 26 – Scudetto

Continuo a credere che il campionato sia finito da un pezzo, con lo strameritato scudetto 2004 a un
Milan che ha saputo fare la corsa in testa come uno Schumacher. Solo che adesso una precisazione
va fatta: quest’anno il secondo posto in classifica della Roma non sta a indicare come sempre la
prima delle squadre sconfitte. Stavolta no; qui servirebbero due scudetti, uno extra lusso per il
Milan ed uno ad honorem per la Roma; l’uno consegnato ufficialmente all’albo d’oro, l’altro
affidato alla ufficiosa memoria.
Non capita tutti i giorni, anche da un diverso punto di vista. Nel momento economicamente
peggiore del calcio italiano, la coppia di testa ha esibito il campionato tecnicamente migliore. E’
una contraddizione che meriterebbe l’analisi aziendale dell’università Bocconi di Milano oppure
l’anticonformista “scritto corsaro” di Pier Paolo Pasolini, intellettuale che amava il football con
orgogliosa passione viscerale, ma in ogni caso così é: il gol sta ribadendo la sovranità anche sulla
pochezza dei suoi impresari.
Penso al Totti dei portenti e alla Roma dei debiti disinvolti fino alla sleale concorrenza . Vedo Totti
che fa spettacolo da solo mentre i bilanci della sua società danno avanspettacolo di megalomania.
Tutto il nostro calcio campa tra mille e passa di queste febbri.
Un solo numero spiega la convivenza tra i record di passività dei club e il record di qualità in
campo. L’anno scorso la Juve ha vinto lo scudetto con 72 punti: bene, con tre partite ancora da
giocare, il Milan ha da ieri 76 punti , seguito dalla Roma a 70.
Inutile aggiungere commenti a due squadre che tengono andature come queste e che, per sommo
colpo di teatro, si incontreranno domenica prossima faccia a faccia, il Milan per togliersi di dosso
ogni residua ansietà, la Roma per tentare di rovesciare in extremis una classifica in apparenza
irremovibile.
Tutto sembra mosso da un grande regista in vena di eccitazione di massa. Sarà scontato, ma
“Thrilling a san Siro” suona bene: il tifo spegne l’immaginazione soltanto di fronte alla matematica
dello scudetto. Domenica 2 maggio i numeri parleranno meglio.
Qualunque piazzamento ottengano alla fine del campionato, Juve e Inter risultano oramai del tutto
prive di emozioni. Non sono più tra noi; abitano già il loro domani, che sulla carta assomiglia tanto
a una ristrutturazione in profondità.
Qualche mese fa Umberto Agnelli fece un confronto tra il suo fido Lippi e il solerte Ancelotti di
Berlusconi , sostenendo che il tecnico della Juve é “un tipo tosto” mentre quello del Milan sarebbe
privo di “una forte personalità”. Il tipo tosto sta diventando talmente spigoloso da ignorare anche un
barlume di autocritica.
Questo é un problema, soprattutto per una squadra da sempre vincente ma oggi arcaica in difesa,
spesso smarrita in panchina e a volte amletica perfino nel suo “pallone d’oro” Nedved. Questa Juve
finisce adesso, non sarà più la stessa.
Nei panni di Moratti, cambierei poi i connotati all’Inter, cedendo di brutto almeno una quindicina di
giocatori, a cominciare proprio da Vieri, Recoba, Emre e compagnia bella, compresi tutti gli
acquisti di Cuper. Per rifare una “squadra”, l’Inter dovrebbe liquidare i presunti stanchi leader che
“parlano solo con il presidente”.
Grazie di tutto, ma avete stancato anche le indulgenti e miliardarie panchine di san Siro. Addio.