2003 settembre 14 Nordest

2003 Settembre 14 – Nordest

A Nordest qualcosa di nuovo, nel tentativo di togliere il cappio della viabilità all’intera area. Per
spiegarmi alla svelta, cito soltanto due esempi di queste ore.
Ricordate, si fa per dire, la celebre mezza autostrada Rovigo – Vicenza – Trento, detta
sinteticamente Valdastico ma comunemente chiamata “Pi.Ru.Bi.”? “Pi” stava per il trentino Piccoli,
“Ru” per il vicentino Rumor, “Bi” per il rodigino Bisaglia, i tre potenti leader della Dc dorotea dagli
anni cinquanta alla metà degli ottanta.
Guardando al bacino d’influenza politica, davvero a quei tempi era anche la loro autostrada
elettorale, la “Pi.Ru.Bi.” appunto, diventata alla lunga la più ingloriosa infrastruttura del Nordest,
incompiuta infatti da decenni. L’ultimo casello della A31 é eternamente fermo a Piovene Rocchette,
con una vana freccia rivolta da sud verso l’agognato Trentino.
Il Veneto la considera una porta del Nord; il Trentino ha spesso temuto che diventi la porta dei Tir.
Adesso, a un mese dalle elezioni provinciali, pare che l’aria stia cambiando. Il presidente della
Provincia di Trento – Lorenzo Dellai – ha presentato in settimana il suo programma elettorale
inserendo l’”ipotesi” del completamento della Valdastico. I Ds si dicono possibilisti, il centrodestra
é a favore da sempre. Il Nord sembra aprirsi, in spazi euregionali, fino al Tirolo e oltre..
Si dirà non a torto che in un Paese come il nostro, dove invecchiano anche i progetti esecutivi,
diventa addirittura temerario ragionare sulle “ipotesi”. Ma, stando a un sondaggio svolto da Abacus,
risulta inoltre che il 74 per cento dei trentini oggi si dichiari molto o abbastanza favorevole al
completamento della Valdastico. Il consenso conta molto.
Nell’insieme non sono segnali da poco, tenuto conto delle tradizionali chiusure e controversie. Fra
Trentino e Veneto, quel casello di Piovene Rocchette é stato a lungo sentito come un posto di
blocco o quasi, un dogma dell’inconciliabilità tra ambiente e asfalto, il simbolo viario di una
difficoltà a fare sistema tra le stesse regioni/province del Nordest. Ora non più, anche perché il
tunnel dovrà assolutamente proteggere il bellissimo habitat oltre che favorire buon turismo e buon
artigianato.
Tra Friuli – Venezia Giulia e Veneto sta capitando qualcosa di altrettanto interessante, a cominciare
proprio dalle infrastrutture. Voglio dire che i governatori regionali Illy (centrosinistra) e Galan
(centrodestra) si sono sacrosantamente dimenticati delle rispettive appartenenze : il che non capita
tutti i giorni visto che da noi, anche a livello amministrativo, spesso prevale invece il dispetto di
parte sul reciproco realismo.
Forse la non brillante congiuntura economica aguzza finalmente l’ingegno regionale. Forse le
istituzioni si rendono conto, oggi meglio di ieri, che fare da soli é una fatica sprecata per tutti, tanto
più in un’area plurale come il Nordest.
Forse l’enormità finanziaria delle infrastrutture consiglia l’umiltà delle forti alleanze da mettere in
campo. Forse basta guardare una cartina geografica per accorgersi che, dalla Valdastico monca al
sospirato Passante di Mestre, dal presunto Corridoio 5 verso l’Est al progettato Eurotunnel del
Brennero, dalla A28 sbarrata a Sacile alla mitica ferrovia veloce Ovest-Est, l’intero Nordest é un
grande polmone chiuso, sia su rotaia sia su gomma, tanto verso Oriente quanto verso Nord.
Forse Galan e Illy semplicemente simpatizzano a distanza, chissà. Certamente, il primo punta da
anni sulle infrastrutture quasi più che sulla stessa Regione; il secondo ha sempre avuto una visione
molto realistica del Nordest, né enfatica né minimale, dunque luogo di relazioni obbligate. Se il
Nordest é uno, in fondo Bolzano e Trento, Trieste e Venezia governano i tre sotto-Nordest, ma
volenti o nolenti l’uno inseparabile dall’altro.
Non solo. Senza infrastrutture, senza concreti sbocchi, senza risorse in comune, senza rapporti più
stretti, la stessa realizzazione di un’Europa degli Stati & delle Regioni resterebbe una suggestiva
etichetta e basta. Anche il Veneto patisce la stessa impotenza di relazione.
Per paradosso, i veneti dell’export e della de-localizzazione aziendale di massa sono anzi da
trent’anni i più impiccati alle loro infrastrutture su carta! L’economia chiedeva direttrici, la politica
consegnava labirinti.

La più moderna definizione di infrastruttura l’ha data Ferdinand Willeit, presidente dell’A22 del
Brennero, quando ha parlato di “corridoi di sensibilità ecologica”, la conciliazione tra viabilità e
ambiente attraverso la tecnologia. Sì, qualcosa di nuovo a Nordest.