2003 marzo 17 Donne Vandana Shiva

2003 marzo 17

LUNEDI’ 10

Donne

Vandana Shiva, scienziata indiana, no-global:”Le imprese che contaminano l’acqua lasciano la
gente senza alternative. L’acqua non ha sostituti.” ( da “D”)
Patty Pravo, 54 anni, cantante veneziana:”E’ un vizio mio, quello della verità. E Dio solo sa se l’ho
pagato. Specie all’inizio. Io a dire la verità e tutti scatenati a riferire idiozie.” (da “L’Europeo”)
Silvia Vegetti Finzi, psicologa e scrittrice:” Fino agli anni Ottanta le donne scrivevano ai giornali
per piangere sui tradimenti subiti. Oggi in maggioranza scrivono dei loro tradimenti.” (da “Io”)
Laura Kasischke, scrittrice:”Era questa la vita perfetta. Amore. Famiglia. Sicurezza.” (da un
romanzo di Neri Pozza)

MARTEDI’ 11

Telefonini

Ci sono cellulari che assomigliano ormai a Luna park portatili. Calma, il New York Times li ha
messi sotto inchiesta concludendo che più sono sofisticati peggio si telefona. Le ultime mode fanno
sempre schifo.

MERCOLEDI’ 12

Vecchia Rai/1

Una volta c’era la “lottizzazione”, in base alla quale la Rai veniva divisa politicamente in lotti come
fosse un’area fabbricabile. C’era il lotto democristiano, il comunista, quello socialista e laico.
La prassi era palese e in fin dei conti accontentava tutti. Nell’immaginario degli abbonati, il Tg1
sarebbe andato bene anche trasmesso in chiesa; il Tg3 anche nella Kabul filo-sovietica.
La lottizzazione era la caricatura del pluralismo. Questo si riferiva alle aree culturali; quella
misurava ipocritamente il potere dei partiti. Siamo andati avanti anni con questa solfa.
Un onesto intellettuale di sinistra, Giuseppe Vacca, ha confessato in pubblico come funzionava la
cosa. Raccontò che, quand’era consigliere di amministrazione della Rai, consultava la segreteria del
Pci (Partito comunista italiano) ogni giorno. “Quotidianamente”, precisò .
Il sistema è andato in tilt con il bipolarismo e con Silvio Berlusconi.
Con il primo perché non distribuisce più la politica in tanti lotti ma la taglia di netto in due. Di qua
o di là, tutto o niente, o centrodestra o centrosinistra.
Con il secondo perché, in azienda o al governo, in Mediaset o con la Rai, Berlusconi si trova spesso
a fare lo stesso mestiere. Questo il guaio.
Lui non è per niente in conflitto di interessi, ma del tutto in pace con essi! I suoi interessi televisivi
sono semmai siamesi, due in uno, e quand’anche non lo fossero così apparirebbero. Il che fa lo
stesso.

La Rai è la proprietà pubblica più incoerente con la cosiddetta seconda repubblica. Fatta su misura
per la prima, era naturale che perdesse la bussola nella seconda. Era abituata alle tribune politiche
da educande e oggi si ritrova in un ring tutto a colpi bassi.
I consigli d’amministrazione non sono perfidi né mediocri. In genere vengono messi in piedi con
persone di buon se non ottimo curriculum.
Solo che non ce la fanno proprio a volare alti, sopra i due schieramenti l’un contro l’altro armati.
Tendono via via a riprodurre il rissoso modello che li nomina, li marca stretti, li tiene sotto tutela e
infine li paralizza.
Altro che Bbc super partes come il cielo di Londra. Da noi, il bipolarismo al cianuro sogna sempre
una Rai di parte. O con Berlusconi, dunque in monopolio; o contro Berlusconi, dunque settaria fino
all’osso.

GIOVEDI’ 13

Nuova Rai/2

Un timido ma dignitoso passo in avanti lo ha fatto il Parlamento con il sen. Pera e l’on. Casini. I
quali, credo per pura disperazione istituzionale, si sono inventati in queste settimane il presidente
bilanciere.
Se il governo in carica è di centrodestra, che la Rai sia allora guidata da un presidente di formazione
almeno più affine al centrosinistra, e viceversa. Per questo è stata appena nominata Lucia
Annunziata, che a dire il vero ho sempre visto fare la giornalista non l’agitatore politico rosso.
Lei arriva professionalmente al momento giusto avendo fatto a lungo e bene l’inviata di guerra.
Ama l’America, ha sposato un americano, ha sia la cittadinanza italiana che quella americana. Una
volta, ai tempi delle inchieste del suo Tg3 sul Nordest, mi disse ridendo:” Ormai non potrei più
divorziare né dall’Italia né dall’America.”
E’ una donna indipendente, “che potrebbe fare brutte sorprese a chi la crede un avversario comodo”
(parola di Gad Lerner sul quotidiano “Europa”). Giornalisticamente, nasce con “il
Manifesto”comunista ma, tanto per dire il tipo, difende il diritto di Oriana Fallaci alla rabbia e
all’orgoglio dopo l’11 settembre.
Paolo Mieli 53 anni, ex direttore del Corriere della Sera, si era invece escluso da solo nonostante le
formidabili qualità professionali. Dal suo punto di vista era legittimo che pensasse al ricupero della
barricata di Michele Santoro e della firma Enzo Biagi, ma questo doveva essere il suo ultimo
pensiero non il primo. Non la primissima dichiarazione d’intenti, non il suo biglietto da visita
programmatico e, meno che meno, il suo aut aut d’esordio, prendere o lasciare.
Il problema della Rai è la Rai, non Santoro. Partire da Santoro, era come far ripartire subito la Rai
dalla mischia politica.
La Rai ha da decidere ben altro, soprattutto cosa fare da grande. Se privatizzare; se ristrutturare le
reti in parallelo con Mediaset.
Se restare pubblica ma con quale idea di “servizio pubblico”. Se scopiazzare la tv commerciale
oppure scommettere sulle differenze tra Rai e Mediaset, finendo per migliorare entrambe.
A lungo protetta, assistita, sovvenzionata e clientelare, la Rai si è oltretutto abituata male. E adesso
accompagna al suo enorme serbatoio di qualità una scarsa reputazione competitiva.
La Rai ha anche da stabilire quanto conta l’abbonato e quanto lo spot. Se davvero intende investire
sul territorio, finora trattato come la pezza da piedi della casa madre.
A me ad esempio gli undici milioni di telespettatori per il Festival di Sanremo sembrano già un
successone . Trovo al contrario scandaloso che regioni come il Veneto possano contare su spazi di
programmazione ridicoli e su risorse da Anni Cinquanta.
Farei la firma se Sanremo perdesse altri tre milioni di contatti ma ne guadagnasse cinque
l’informazione regionale. Alla fine sarebbe probabilmente attivo anche il saldo pubblicitario.
Comunque, viva la Rai. Chissà che Lucia Annunziata annunzi qualche novità.

VENERDI’ 14

Solita Rai /3

Massimo Cacciari:”Il federalismo televisivo di Bossi è una forma di duopolio tra Padania e Roma,
in cui le altre sedi Rai – Veneto, Piemonte, Friuli…- sono lasciate nella più assoluta inattività,
diventano superflue.”
Girolamo Sirchia, ministro della Salute:”Malgrado le mie raccomandazioni, la Rai ha mandato in
onda “La Cittadella” dove i due medici erano perennemente con la sigaretta in bocca. Un messaggio
diseducativo per molti giovani.”
Sirchia e Cacciari hanno ragione.

SABATO 15

Il rientro

La principessa Marina Doria, moglie di Vittorio Emanuele , mentre si preparava nella casa di
Ginevra per il rientro dei Savoia a Napoli dopo 56 anni di esilio :”Farà caldo, farà freddo, non so
cosa mettere in valigia.”
Uno storico dilemma.

DOMENICA 16

Il petrolio

A notte fonda vedo in Tv l’on. Fausto Bertinotti ospite di una trasmissione di Alan Friedman. Già il
leader ultra-pacifista di Rifondazione Comunista mi era piaciuto molto quando si era rifiutato di
incontrare Tarek Aziz, infido damo di compagnia di Saddam, coccolato invece dall’Ulivo, accolto
in Vaticano e petulantemente omaggiato dai frati di Assisi.
Adesso, l’on. Bertinotti ha spiegato anche che l’America non fa la guerra in Iraq per il petrolio. O,
meglio, che tra ragioni geopolitiche e di potenza , il petrolio è l’ultimo dei pensieri imperiali di
Bush.
Almeno uno che esca, lucidamente, dal branco dei luoghi comuni da bar.

——— (citazione a parte)

Elisa Springer da “L’eco del silenzio”, a cura di Mario Bernardi, Marsilio.
“Tutto, o quasi tutto, si faceva all’aperto. Ricordo ancora – con orrore – il nostro arrivo ad
Auschwitz quando, dopo la selezione, ci spogliarono integralmente e procedettero alla depilazione
totale, obbligandoci a stare a gambe spalancate e braccia aperte. Ebbi un senso di vergogna tale, in
quel momento, da dispiacermi di non essere stata avviata alle camere a gas. I soldati
sghignazzavano compiacendosi dello stato di floridezza di alcune ragazze giovanissime, che
avevano resistito alle sofferenze del viaggio nei vagoni piombati. Non venivano depilate,
naturalmente, e subito vestite alla moda e truccate a dovere, per la gioia dei loro aguzzini.Le
chiamavano conigliette.”