2003 marzo 16 Nebbia Killer/2

2003 Marzo 16 – Nebbia Killer 2

Spero di sbagliarmi di grosso ma ho paura che la carneficina dell’A4 finirà in archivio come i
telegiornali, senza smuovere niente. Temo che chi guida dimentichi presto il freno, mentre temo che
passi troppo tempo prima che si investa sui controlli.
Siamo dei paranoici, questa è la verità. Con visibilità inferiore ai 50 metri, andare a schiantarsi nella
nebbia con l’auto a 150 all’ora oppure con un Tir a 92 all’ora – velocità quest’ultima fuorilegge
anche in pieno sole ! – significa armarsi, partire per il fronte e ,alla fine, contare i morti.
Un conteggio umano e addirittura economico dal momento che ogni cittadino italiano paga di tasca
propria 550 euro all’anno, cioè più di un milione di lire, in costi sociali per gli incidenti stradali. In
totale 31 miliardi di euro, l’equivalente di una imponente Finanziaria di sangue.
Noi facciamo finta di non sapere che, dagli Anni Sessanta ad oggi, la circolazione è passata in Italia
da 10 a 44 milioni di veicoli. Nel caso in questione, fingiamo poi di ignorare che la A4 da Venezia
a Trieste sarà nei prossimi anni l’autostrada italiana con il maggior aumento di traffico perché è
questa la direttrice di marcia del Sud Europa più direttamente investita dalla caduta del Muro di
Berlino.
L’Est è il mondo nuovo, una storia appena cominciata e in pratica tutta su gomma. Se aspettate le
ferrovie per salvare la pelle, arrivederci e tanti auguri, conviene costruire nel frattempo cimiteri self
service lungo le carreggiate.Inutile illudersi a breve e medio termine.
Qui bisogna pensarci adesso. Educando, educando e ancora educando, come insegna da anni il prof.
Enzo Cucciniello, docente di progettazione ambientale allo Iuav. Prevenendo, informando, e ancora
prevenendo. Reprimendo, controllando, e ancora reprimendo. Ma da subito.
Ho provato a capire alcune cose. Carmelo Virgilito, ex autista di autobus, oggi istruttore di guida,
mi spiega che cosa succede con i camion superiori a 3,5 tonnellate.
Se viaggiano a 80 all’ora, hanno bisogno di 100/110 metri per fermarsi, non so se mi spiego. Perché
sommano il tempo di reazione, il tempo di arresto, il tempo aggiuntivo per l’asfalto umido di nebbia
e il tempo necessario perché entri in funzione l’impianto frenante pneumatico ad aria compressa
lungo venti metri di tubi.
Si pensi allora a questo sconvolgente raffronto basato soltanto sulle cifre nude e crude. Da un lato, il
muro di nebbia che impedisce al camionista di vedere a più di 40/50 metri; dall’altro, il suo camion
in grado di arrestarsi davanti a un improvviso ostacolo soltanto in 100/110 metri. Come dire,
viaggiare alla cieca senza rete.
Non c’é scampo, con il numero dei morti a fare di volta in volta la sola differenza, due, quattro, sei,
tredici, secondo il crescente rosario di morte. In proporzione, la roulette alla russa con la pistola
alla tempia sarebbe meno pericolosa per tutti, camionisti e automobilisti.
A pieno carico, i Tir sono roba da 42/44 tonnellate, masse d’urto che piombano negli incidenti come
carri armati, riducendo lamiere a grissini. Eppure ci vorrebbe poco per ridurre il rischio catastrofico
della loro velocità.
Nelle stesse condizioni ambientali della A4, a un Tir basterebbero 55 metri al posto di 110 per
fermarsi se solo corresse a 60 all’ora invece che a 80. Ma ci rendiamo conto quanto sia importante
soprattutto nella nebbia?
Vuol dire che con soli 20 chilometri all’ora in meno, lo spazio necessario al Tir per bloccarsi si
dimezza! Inutile girarci attorno; nella nebbia è la velocità il fattore decisivo. Non assolve nessuno,
né auto né Tir, ma moltiplica all’ennesima potenza la pericolosità dei Tir.
Ciò non toglie che ci sia molto altro da fare anche qui, a cominciare da una grande alleanza per la
sicurezza stradale nell’intero Nordest, da Venezia a Trento e Trieste, dove non si contano i “punti
neri” del traffico. Se le abnormi energie attualmente sprecate dal ceto politico nel fare e disfare in
loco le candidature elettorali di turno venissero tutte investite sulla sicurezza, si potrebbe viaggiare
sulle nostre strade come a Disneyland. O no?
Le Motorizzazioni del Friuli-Venezia Giulia e del Veneto stanno già facendo un sacco di roba
insieme, dal recente acquisto di 70 etilometri per il controllo anti-alcool alle campagne di

informazione. Ma è ancora una goccia nel mare delle “cose normali da fare” , come denuncia il
direttore Carmelo Trotta, della motorizzazione di Venezia. Il quale insiste nel suggerire al ministro
per le Infrastrutture di aumentare almeno gli organici della Polstrada con i 300 miliardi raccolti dai
Comuni a colpi di multe per divieto di sosta: sulla carta, dovrebbero essere destinati proprio alla
sicurezza stradale.
Per una condanna a morte in Texas, appelli e mobilitazioni non mancano mai. Per migliaia di
morti all’anno, ogni anno da quarant’anni, non riusciamo a tenere un po’ calmi i Tir, a far mettere
la banalissima cintura e a scoraggiare gli spensierati kamikaze della nebbia.
Sulle nostre strade, la morte può lavorare indisturbata.