2003 febbraio 2 Andreotti

2003 Febbraio 2 – Andreotti

L’Italia gode già di un non invidiabile primato mondiale. Giulio Andreotti, sette volte presidente del
Consiglio, è stato per ora condannato quale presunto mandante di uno scellerato omicidio politico.
Se la sentenza di condanna venisse confermata fino all’ultimo grado di giudizio, la stessa storia di
mezzo secolo di vita repubblicana ne uscirebbe devastata e andrebbe riscritta dalla A alla Z.
Diventerebbe infatti impossibile a quel punto separare la figura del senatore a vita dalla politica di
cui fu il protagonista numero uno per decenni. Non a caso l’ex segretario di Stato americano,
Henry Kissinger, ha sempre attribuito ad Andreotti il seguente profilo internazionale:” Il leader che
ha reso il maggior contributo alla storia del dopoguerra del suo Paese”.
Adesso ci mancherebbe soltanto che il presidente del Consiglio in carica, Silvio Berlusconi, venisse
a sua volta condannato in tribunale per presunta corruzione dei magistrati. Reato questo che
l’accusa addebita all’imprenditore di ieri non al politico di oggi ma che in ogni caso, se provato
dalla sentenza definitiva, sarebbe terribilmente squalificante.
Con Andreotti e Berlusconi giudicati colpevoli alla fine di tutti i processi in corso, questa Italia
ricorderebbe molto una colonia politico-penale. Non solo: il “vecchio” e il “nuovo” della politica
finirebbero per apparire allo stesso modo decrepiti, senza passato né presente. Gemellati nel peggio
d’ogni ordine e grado.
Salterebbe allora la reputazione le due carriere-simbolo della prima e della seconda Repubblica ma,
soprattutto, l’intero sistema politico perderebbe ogni residua credibilità. In simili circostanze,
nemmeno la constatazione che la giustizia va fino in fondo con tutti riuscirebbe a restituire
confidenza alla gente in carne e ossa.
Per questa ragione ogni italiano con il sale in zucca si augura che tanto Andreotti quanto Berlusconi
riescano a dimostrarsi innocenti come i Fioretti di san Francesco. Sarebbe la fine di un incubo che
riguarda la qualità della nostra democrazia infinitamente più che la storia giudiziaria. Anche un
bambino lo capisce al volo.
Non si capisce invece perché si dovrebbe interrompere la legislatura e correre a votare di nuovo nel
caso che la prima sentenza della serie condannasse l’on. Berlusconi. Sembra una minaccia da
descamisados; in realtà è una prova di grave depressione politica.
Il capo del governo fa tutto da solo senza che nessuno gli abbia balenato nulla, né l’opposizione né
meno che meno Ciampi. La questione non è all’ordine del giorno né lo sarà, visto che sono
doverosamente tutti d’accordo nel considerare Berlusconi innocente finchè la sentenza non passerà
definitivamente in giudicato.
Pretendendo che “la legge sia uguale per tutti” al momento dei processi, il centrosinistra dovrà
attenersi alla stessa regola anche al momento delle sentenze. E ogni cittadino, appunto, risulta con la
fedina penale pulita fino a quando la giustizia non metta il timbro finale sulla sua colpevolezza.
Quindi, calma e gesso. Faccia tutto il suo corso la giustizia ma, possibilmente, anche la legislatura.
Berlusconi si lasci giudicare a tempo debito dagli elettori per ciò che avrà o non avrà realizzato il
suo governo. Stop. Fra qualche mese, un voto anticipato con il pretesto di una sentenza giudiziaria
di condanna si trasformerebbe al contrario in una gazzarra elettorale sul nulla. Il polverone
servirebbe, forse, a Berlusconi ma soltanto a lui non all’Italia. Su questo non ci piove.
La cosa grottesca, ai confini della farsa storica, riguarda poi il riferimento al 1994, cioè al
“ribaltone” che buttò giù il primo governo Berlusconi. In un solo coro tutti gli uomini del presidente
rievocano oggi quel precedente come un “complotto politico-giudiziario”, il cui bis dovrebbe
appunto essere sventato attraverso un voto popolare.
Nell’indicare l’odiato 1994 come feccia della politica, Berlusconi omette però alcuni piccoli
insignificanti particolari. Che fu Umberto Bossi a sfiduciare il governo Berlusconi, Berluskaiser a
suo dire. Che Bossi concordò il “complotto” non con il procuratore Borrelli ma con Buttiglione e
con D’Alema. Che Bossi, oggi il primo a pretendere il voto anticipato del “popolo”, allora impedì
tassativamente il ricorso alle urne. Che in 27 minuti di discorso di commiato alla Camera,
Berlusconi definì Bossi il Giuda della maggioranza, un truffatore dei voti del centrodestra.

Siamo seri. Allora Bossi ruppe l’alleanza nel tentativo di impedire che Forza Italia si mangiasse la
Lega. Oggi che la Lega ha ceduto metà dei suoi voti di allora, a Bossi conviene governare assieme a
Berlusconi: non ha più nulla da perdere ma parecchio da guadagnare in termini di potere.
Non c’entra niente il 1994 con la Corte di Cassazione del 2003. Quella era politica, questa è
processo.Il 1994 era tutto di Bossi; il 2003 è tutto di Previti.
Il destino se lo è sempre scelto Silvio Berlusconi. Ha complottato da solo, semmai.