2002 ottobre 24 Scontro di civiltà

2002 Ottobre 24 – Scontro di civiltà

“Nello scontro di civiltà in atto, Europa e America sono destinate a restare unite o a perire.” Samuel
P. Huntington, professore all’università americana di Harvard e direttore di un istituto di studi
strategici, lo scrisse quasi dieci anni fa. Adesso il terrorismo globale accelera all’ennesima potenza
il suo profetico “restare unite o perire”.
L’America contò l’anno scorso 3000 morti nelle Torri di New York e al Pentagono di Washington,
vittime dell’inedito terrore islamico di massa e in mondovisione. Questione di ore, ieri la Russia ha
rischiato di assistere impotente al massacro di 800 ostaggi, già programmato dai ceceni in un teatro
di Mosca minato in ogni ordine di posti.
Ancora il terrore dei grandi numeri, questa volta in Europa. E Putin, nel solo modo in cui
poteva/doveva reagire, ha verificato fino in fondo che la massima vulnerabilità sperimentata l’11
settembre 2001 da Bush era anche la sua.
Non servirebbero commenti. Spesso le notizie parlano molto meglio da sole, come ad esempio sulle
prime pagine dei quotidiani dell’altro ieri, un tremendo venerdì di cronache dal terzo millennio.
Le nere terroriste kamikaze in azione a Mosca vi apparivano a volto coperto, con il solo nero
sguardo per comunicare, riprese dalla televisione araba Al Jazeera mentre dettavano un breve
messaggio di morte. Diceva: ”Abbiamo scelto di morire qui a Mosca e porteremo insieme a noi le
vite degli infedeli”. 800 civili, “infedeli”.
Nelle stesse prime pagine, i titoli da Mosca si confondevano con quelli da Washington. Il tiratore-
cecchino dei dieci ammazzati a casaccio era stato identificato: un americano reduce della guerra del
Golfo del 1991, convertito con il nome di “Muhammad” all’Islam estremista di un leader nero.
Aveva deciso di fare la sua privatissima guerra santa agli Stati Uniti proprio dopo l’11 settembre,
preparando agguati in auto con un fucile di precisione nel bagagliaio e con un ragazzo al fianco.
Oltre che un’organizzazione il fondamentalismo è un contagio, per quanto l’Occidente provi con
tenacia a distinguere tra Islam e Islam. Lo stesso Bush, nel recente messaggio agli americani sulla
“guerra preventiva”, nominò l’Islam soltanto di sfuggita e si dichiarò anzi fiducioso nella sua
evoluzione moderata. Fosse il presidente Usa solo opportunista oppure sincero, lo “scontro di
civiltà” s’aggira più che mai per il mondo, da Ground Zero a Bali a Mosca, domani chissà.
Martedì scorso, le prime pagine del terrorismo islamico erano tutte italiane. Un sostituto procuratore
di Milano quantificava in 2000 (duemila) “ i mujaheddin residenti in Italia”. Il magistrato li ha
definiti “potenzialmente pericolosi”, dopo che è stato provato il loro addestramento militare in basi
afgane.
Un altro magistrato esperto in materia, Rosario Priore, ha aggiunto qualcosa: ”In Italia la minaccia
del terrorismo internazionale è incombente. Nel nostro Paese esistono centrali operative, depositi di
armi, migliaia di mujaheddin.” Non risulta che il Parlamento abbia battuto ciglio alla notizia
“incombente”, integrata lo stesso martedì da un’altra non meno rivelatrice dal Nordest.
Magistrati e Digos di Trieste, in collaborazione con gli inquirenti siciliani, avevano scoperto che
una nave sequestrata lo scorso febbraio trasportava 15 un gruppo di militanti integralisti pachistani,
e che un’altra nave in viaggio nel Mediterraneo ospitava altri 15 presunti terroristi. I servizi segreti
parlano di legami con Al Qaida mentre la Digos ha sequestrato a un integralista una piantina della
Città del Vaticano.
Insicurezza e/o sicurezza appaiono e scompaiono dentro la vita quotidiana, tra rimozione o presagi.
Un giorno l’allarme; un giorno l’invito a non drammatizzare; un altro giorno ancora l’annuncio che
tutto è sotto controllo. Conviene dubitare.
Marco Minniti, dei Ds, allarga anzi il ventaglio della sicurezza e rompe un vecchio tabù della
sinistra, proponendo una “Maastricht della Difesa”. La tesi è questa: se dopo l’11 settembre gli Stati
Uniti hanno aumentato i fondi di 70 mila miliardi di lire (il totale della Difesa Usa è mostruoso: 400
miliardi di dollari all’anno), l’Europa resta più che mai nana anche militarmente.

Per scarsità di risorse in Bilancio, l’esponente diessino definisce “al limite del collasso” e “al livello
minimo” le forze armate italiane. Sotto la voce sicurezza, l’Italia stanzia quest’anno l’1,09 per
cento, contro il 2,9 di Francia e di Germania oltre al 3,5 per cento della Gran Bretagna.
Non solo. Nelle stesse ore un altro parlamentare dei Ds, il generale Franco Angioni, ex comandante
della missione di pace a Beirut, dichiara a Trento che il nostro esercito non è assolutamente in grado
di condurre operazioni “ad alta intensità” come quella in Afghanistan contro i plotoni di Bin Laden.
La obiezione del generale alla missione è strettamente militare, non politica. Ha spiegato
testualmente: ”E’ come chiedere di portare ai 200 all’ora una macchina predisposta per velocità ben
inferiori.”
Nella sicurezza globale tutto si tiene, esattamente come nel terrorismo senza confini. Gli Alpini non
hanno più il nemico schierati sul Piave, ma i talebani in agguato. Se non i kamikaze di New York e
di Mosca.