2002 marzo 17 Montoya

2002 marzo 17 – Montoya

E ditelo subito, cosa ci vuole?, che la penalizzazione inflitta a Juan Pablo Montoya è stata una
schifezza, figlia di regolamenti e di giudici che disonorano la Formula uno. Mi riferisco alle
telecronache mattutine della Rai, fariseucce, stile pesce in barile, agnostiche, perennemente
preoccupate di non sfiorare nemmeno con una sillaba la suscettibilità nazional-popolare. Ma il
leggendario popolo della Rossa di Maranello non è mica scemo, nemmeno la Ferrari ovviamente, e
tanto meno lo è Michael Schumacher, il quale, nonostante l’incidente e la reciproca antipatia con
Montoya, ha alla fine giudicato del tutto incoerente il provvedimento disciplinare contro il
colombiano.
E’ esattamente ciò che fin dal primo istante aveva spiegato in diretta uno storico intenditore come
l’ing. Mauro Forghieri, ma dai canali di Telepiù, la tv a pagamento. ”Non ne parliamo
nemmeno…”, era stato la sua scandalizzata conclusione dopo aver spiegato che nessuno, né il
povero Montoya né beninteso Schumacher, andava minimamente sanzionato, trattandosi del più
classico incidente di gara, senza colpevoli e innocenti, alla fine del rettilineo di partenza che per
tradizione è il punto nero dei circuiti.
Là, sulla prima curva dei gran premi, i veri piloti si farebbero amputare il piede piuttosto che
sollevarlo dall’acceleratore. La Rai, che promette di tutto e di più, lo sa o non lo sa? Nel dubbio, da
parte mia faccio zapping e scappo con il telecomando su canali meno timorati.
Fra l’altro, nei panni del bravissimo Luca di Montezemolo, farei causa ai giudici della Federazione
automobilistica! Lo dico per paradosso, ma la ventina di secondi di rallentamento ingiustamente
imposti al rivale Montoya finiscono in qualche modo per disturbare l’immagine proprio di
Schumacher, che non ha affatto bisogno di favori a tavolino, figuriamoci. Anzi, come sostiene mio
figlio, rischiano di renderlo in qualche modo “antipatico” pur senza la minima colpa. Per
responsabilità oggettiva, si direbbe nel calcio.
Oh, intendiamoci, Schumacher, pluricampione, e Montoya, ultimo sfidante, non sono nessuno dei
due farina da far ostie. In gara, è sempre meglio perderli che trovarli. Del tedesco sapete già tutto,
inutile star lì a rievocare i suoi cinici rodei con Hill o con Villeneuve, persi oramai nella notte dei
tempi e sepolti sotto una montagna di vittorie.
Quanto al colombiano, fin dalle gare della categoria “Cart” era un sorvegliato speciale, con la
squalifica facile. Possiede una grinta calibro 9, da americano adottivo, che estrae soprattutto nei
sorpassi, perché il sorpasso sta ai vincenti come il sangue freddo sta agli astronauti. Se posso
scherzare, il Montoya in sorpasso è della stessa razza dei … Montella in area di rigore! Hanno il
graffio in più.
Nonostante la vittoria di Schumacher junior, resto dell’idea che sia sempre Montoya l’avversario
più scorbutico di Schumacher senior. Questione di pelle, di aggressività, di classe anche, che con
tempo diventa competizione a tuttocampo: la Ferrari si è portata a Maranello un ingegnere della
Williams e subito la Williams ha risposto assumendo una bella bionda, ingegnere aerodinamica,
specialista della galleria del vento di Maranello. La F.1 è anche scippi tecnologici incrociati.
Una cosa è matematica: il Mondiale avrebbe urgenza di regole più comprensibili e meno alla mercé
degli umori delle giurie. In partenza soprattutto, dove oramai può capitare di tutto, dallo slalom
(proibito) di Barrichello in Australia alla tangenziale destra (legittima) di Schumacher in Malesia,
ma sempre sull’orlo della scorrettezza generalizzata proprio dai regolamenti.
Ma non sarebbe molto più semplice che chi sta in pole position tenesse la sua traiettoria, senza
godere anche del vantaggio di andare a tagliare la traiettoria altrui? Sarò duro a capire, ma non
capisco il perché di tanto libidine nel cercare guai.
Per ora, dopo due gran premi, mi pare che abbia avuto ragione da vendere Hakkinen quando ha
deciso di prendersi un anno da baby sitter in famiglia. Di quattro McLaren-Mercedes in gara, tre
non hanno finito, due ieri, una in Australia. Forse Mikka lasciò a Raikkonen anche perché si era
stancato di anni di transizione.

Sì, d’accordo, è poco serio tirare conclusioni con il campionato ancora all’aperitivo, però però la
Bmw sembra crescere più in fretta della Mercedes. E questo è l’ indizio più forte per ufficializzare
l’antagonista della Ferrari .
Che sia esplosa la macchina di Barrichello non vuol dire proprio nulla. A 41 gradi in pista, può
capitare anche al motore più affidabile che sia apparso al mondo in questi ultimi tre anni.
Piuttosto, non mi piace quel tortellone bianco disegnato sulla fiancata della Ferrari per uno sponsor
miliardario. Mi rendo conto, certo, però quella rossa un po’ meno rossa è come aver sbiancato la
Gioconda di Leonardo da Vinci.