2002 marzo 10 Me ne frego

DOMENICA 3

Me ne frego

Ospite televisivo di Chiambretti, che gli domandava che cosa pensasse delle posizioni e dei
programmi di D’Alema, Massimo Cacciari ha risposto:”Non me ne può fregare di meno”.Il me ne
frego è una costante del nostro linguaggio politico.
Il 2 luglio 1987, come ricorda Giulio Andreotti nelle sue cronache parlamentari, il
“Me ne frego!” del missino Mirko Tremaglia fu la prima interruzione al battesimo della X
legislatura.Il socialista Aldo Aniasi, presidente provvisorio della Camera, lo richiamò all’ordine
definendolo “linguaggio da piazza di altri tempi”.
Cambiano le piazze.

LUNEDI’ 4

Turoldo 2002

Da quattro mesi e con tutta una serie di iniziative guidate dallo scrittore Paolo Maurensig, il Friuli
ricorda padre David Maria Turoldo.”Un’utopia splendente”, lo ha definito il poeta Andrea Zanzotto
a Udine.”Lo amavi o lo odiavi”, ha testimoniato un altro scrittore, Mario Rigoni Stern.
E’ sempre giovane Turoldo. E più passano gli anni, più ringiovanisce: questo il bello delle sue cose,
che sono tante, tantissime, testimoniate,scritte, dette, cantate, salmodiate, messe in versi.Un fiume
in piena e pieno di sostanze nutrienti, fino all’ultimissimo istante.
Il 2 febbraio del 1992, quattro giorni prima di andarsene, predicò in televisione dalla cappella della
clinica milanese. Era giorno di festa, una domenica, e lui si congedò dicendo: “La vita non finisce
mai”.
La sua continua come se niente fosse attraverso i segni.“Segno” era una parola che gli piaceva un
sacco, e che amava anche rimarcare in latino:”signum”, come traccia, impronta, indizio di qualcosa,
segnale di una presenza. Mi fece una confidenza.
Turoldo sosteneva che nessun papa si sarebbe dovuto chiamare “vicario” di Cristo in terra, e per
spiegarsi meglio usava una similitudine militare:”Tra generali – mi diceva – si ha il vicario quando
il generale è assente.Dio è assente?”
Risposi con uno sconcertato“no”. Padre David non mi ascoltò nemmeno, proseguendo:”Già Papa
Giovanni aveva capito che quella era una cosa così…Meglio segno che vicario; signum di un Cristo
sempre presente”.
La sua religione é pochissimo rito e tantissimo fuoco, di un Dio che fa scottare la fede. Anzi, a suo
dire, non la religione ma solo la fede può salvare, e dunque occorre convertirsi dalla religione alla
fede.Liberata da ogni frattaglia, la fede dà scandalo; si mette di traverso più che in coda alla vita.
Non c’è studioso che non gli abbia riconosciuto voce profetica. Figuriamoci, non che anticipasse
eventi né che si sentisse ispirato:”profetico”, almeno io credo, nel significato più antico del termine.
Un parlare prima, là dove gli uomini incontrano le passioni, i drammi e le speranze, così
camminando con loro, possibilmente un passo avanti. Quel passo era la sua profezia .
Turoldo é più che mai giovane, visto che lavora sempre sul futuro mentre ha per nemico mortale il
maiuscolo Nulla che va a caccia di ragazzi. Attenzione, lui non predica dalla cattedra né dispensa
litanie moralistiche; padre David piccona l’indiferrenza e il girarsi dall’altra parte. Gli interessa
prendere in contropiede il Nulla e fargli gol con la Speranza.
Nella massa dei ragazzi distingue tre filoni, lo scoraggiato, il fanatico, l’aggregato per paura. Ma
scommette su un quarto,citando lo scrittore cattolico francese George Bernanos quando invita i più
giovani a stare con la testa nella realtà ma “per far fronte a ogni evento” , non per dormirci sopra.
Era energico, forte, disperato e/o felice David Maria Turoldo, che da buon friulano considerava
simbolo della gioia di vivere il vino.Il doc di Dio.

MARTEDI’ 5

Il Garda

Lionello Fiumi, poeta veronese (1894-1973) :”Poiché in quei giorni il fascismo babau attizzava
grossi nuvoloni nel cielo dei rapporti franco-italiani, chiesi a Maurice Dekobra il suo parere. Il
romanziere francese mi rispose, a modo suo, con un aneddoto:”Un giorno vagabondavo in barca
all’ombra dei cipressi famosi del vostro lago di Garda, con una deliziosa ragazza di New York e con
il suo giovane fratello.Tentavo di far comprendere a quei due amabili turisti venuti d’oltre Atlantico
la bellezza, la poesia di quelle rive incantate. La ragazza mi chiese:”Non è qui che Shakespeare ha
scritto la sua opera comica Romeo e Giulietta?”.Il fratello, di rincalzo:”Con questi 140 milioni di
metri cubi d’acqua si potrebbe alimentare per 300 anni una turbina di 500 mila cavalli”.Allora
compresi che un immenso oceano ci separa dagli americani, e che nulla di grave potrà mai separare
queste due sorelle: Italia e Francia”.(da il Foglio della Domenica)

MERCOLEDI’ 6

Il benessere

Elaborando i dati ufficiali dell’Istat, cioè dell’ Istituto nazionale di statistica, la Fondazione Nordest
diretta dal prof. Diamanti segnala che il reddito medio di un abitante del Nordest è sui 40 milioni,
contro i 33 della media italiana.Ovvio che questo Pil, prodotto interno lordo, indica il livello di
benessere di un’area.
All’interno del Nordest sta meglio il Trentino-Alto Adige/Sud Tirol, con il Veneto a ruota e in coda
il Friuli-Venezia Giulia. In agricoltura e nelle costruzioni, il Veneto tira; nei servizi alle imprese e
con la Pubblica amministrazione, Bolzano e Trento non ha rivali.
Interessante un altro raffronto.Anche se rappresenta l’11,5 per cento della popolazione italiana, il
Nordest concentra ben il 13,6 per cento delle unità di lavoro.Gira e rigira, è sempre il lavoro a
modellare società ed economia.
Magari la produttività dei lavoratori nordestini è su per giù pari alla media italiana, ma qui lavorano
in tanti, praticamente tutti. Lavoro dunque esisto, anche se fa inorridire gli intellettuali.

GIOVEDI’ 7

Bossi

A veder bene, Umberto Bossi è inseguito da una vecchia profezia del prof. Carlo Bernini, ex
potente dc doroteo veneto. Quando ci fu il primo boom elettorale della Liga Veneta di Franco
Rocchetta, Bernini mostrò di scomporsi poco:” Quelli leghisti – disse con il tono paterno di un
parroco di campagna – sono voti in libera uscita. Un giorno torneranno alla casa madre”.
Per casa madre, l’ex ministro bisagliano intendeva la Dc, l’inaffondabile Balena Bianca del lessico
di Giampaolo Pansa. Ma la Balenona si arenò per sempre, senza lasciar verificare se Bernini
s’illudesse oppure ci azzeccasse.
Pur dopo un giro molto largo, quei voti in libera uscita sono però ritornati già mezzi a casa, questo il
punto.Dalla Dc alla Liga Veneta-Lega Nord prima , per rientrare poi dalla Lega a Forza Italia, che
ha occupato lo spazio della scomparsa Dc: ecco la carambola elettorale di questi anni, la partita di
giro moderata che ha finito per dare ragione al prof. Bernini smagrendo i consensi a Bossi.
Proprio il Nordest insegna. Gli imprenditori che, a corto di manodopera, invocano come il pane
quote più robuste di immigrati, hanno mollato Bossi per Berlusconi già da un pezzo. Anche perché
le quote d’ingresso dipendono da Roma, e non dalle Regioni, oggi esattamente come ieri: sarebbe
questo un aperitivo di devolution?

Soprattutto quando perde amici, Bossi s’inventa nemici. L’Europa modello Urss, i “maialoni” del
post-centrismo democristiano, gli imprenditori “schiavisti” di clandestini.
Se Berlusconi mette il fazzoletto verde e Tremonti protegge i “popoli”, Bossi sa meglio di
chiunque altro di rischiare più che mai il graduale assorbimento in Forza Italia. La sua attuale
posizione è ricca ( di potere) ma povera (di garanzie): per questo gli serve non una politica, bensì
uno spazio.E nel darsi uno spazio è forse il migliore tra i leader in circolazione, assieme a Bertinotti
e a Cofferati.
La faccenda dell’articolo 18 è da manuale, un po’ come ai tempi di Mario Segni. Bossi lascia che il
buon Maroni si esponga a petto in fuori, per ritirarlo su due piedi dalla barricata non appena ne fiuta
la impopolarità . In base a questo stesso parametro, punta tutto sulla “sicurezza”, pretesa dal
territorio, e tutto contro la “società multietnica”, procurata dall’economia globale: addio partite Iva,
oggi gli conviene lavorare sulle paure piuttosto che sui fatturati.
Quanto all’Europa di Bossi, su un punto Berlusconi e Schroeder si sono detti d’accordo a
Trieste:”Le affermazioni di quel signore non vanno prese troppo sul serio”.Poi, quando a uso
interno il premier italiano ha definito Bossi “convinto europeista”, per un momento ho pensato ai
titoli genialmente comici dei giornali di Gianni Ippoliti al Festival di Sanremo.
Umberto Bossi bazzicava Milosevic, oggi processato come criminale dall’Europa, mentre la Lega
Nord è stato il solo partito a non votare Ciampi , cioè l’uomo che più di tutti aveva spinto l’Italia in
Europa, alla presidenza della Repubblica. Più convinto europeista di così, si muore.

VENERDI’ 8

La festa

1) Eve Ensler, scrittrice americana:”Credo che ci sia un bisogno potente, da parte delle donne, di
sapere di più sulla vagina e di parlarne. Le donne adorano parlare delle loro vagine”. (dalla
“Repubblica”)

2) Ferdinando Azzariti da “Fare impresa al femminile”,editore FrancoAngeli:“In Italia le donne
lavoratrici con famiglia lavorano il 28 per cento del tempo in più degli uomini, che è il dato più alto
fra i Paesi industrializzati, e dedicano fino a 7 ore al giorno ai compiti di cura della vita familiare,
sottraendolo al tempo per l’alimentazione e il riposo!”

SABATO 9

La citazione

‘Il mais nel Veneto’da Venetica, annuario di storia delle Venezie 1999,Cierre edizioni.
“Recita un proverbio padovano:”mi stae daea parte del formenton” e gli fa eco un detto
trevigiano:”’ndemo verso poenta”,l’uno con un evidente riferimento ad una chiara scelta quasi di

vita, per sottolineare che si sta dalla parte di chi o di ciò che garantisce il mangiare; l’altro per
alludere al ritorno a casa, dove usando una figura retorica la stessa casa si identifica con la polenta
fumante. E ancora dal profondo trevigiano:”Drio aea gamba ghe xe a panocia” con un’esplicita
allusione agli attributi femminili. L’universo della cultura popolare veneta è saturo e pregno della
presenza di questo alimento, nei blasoni, anche nell’arte. Ancora :la divisione di classe veniva
marcata ed emblematizzata dalla qualità della polenta consumata: gialla o bianca”.