2002 febbraio 12 Campionato

2002 febbraio 12 – Campionato

Juve, Inter e Roma in un solo punto: chiaro più del sole che il campionato comincia adesso, come
se non fosse finora successo un bel niente, anche perché ora ripartono le coppe dell’Euro con
supplemento di interessi, stress, infortuni e interferenze varie. La Juve si assesta, la Roma è
stabile, l’Inter è l’Inter, nel senso che non si capisce mai bene quanto valga e dove possa arrivare.
Scommetto che non lo sa nemmeno Cuper, l’argentino più accigliato che si sia mai visto in
circolazione nel football, un tipo alla Francesco Guidolin. Già, Cuper e Guidolin, due tecnici che
sono gemelli di mascella, bravi, seri ma all’apparenza persino più seriosi di quel che sono in
realtà soltanto perché prendono il loro lavoro con una concentrazione da trappisti.
Massimo Moratti, figlio di Angelo, era bambino quando imparò a conoscere in famiglia e dintorni
i balzani umori dei bauscia nerazzurri. Per questo ne ha detta una di molto giusta in questi giorni
:”L’Inter ha un bagaglio antico di vecchie tristezze”. E’ esattamente così; squadra due volte
femmina, anche storicamente nevrotica, abituata a un tifo che assomiglia sempre a una passione
fatale, un giorno in paradiso e un giorno all’inferno. Mai, nemmeno per sbaglio, un po’ serena:
no,o felice fino alla pazzia o triste fino all’autoflagellazione.
La Juve e la stessa Roma sono molto diverse. La Juve si sente superiore anche quando non lo
fosse; ha preso tutto dagli Agnelli, che la considerano proprietà domestica assai più della Ferrari
: la Juve è “razza padrona” nel sangue, gode per rango di un latente complesso vincente, che la
tiene al riparo dalle sinusoidi e dalle paturnie dell’Inter. Quando perde, la Juve pensa sempre che
da qualche parte ci sia stato un errore; così, da sempre.
Voi direte che questa è trita parapsicologia dello scudetto e che, invece, contano soltanto i gol.
Credetemi, la faccenda non è tanto semplice, e riguarda anche la Roma, che da parte sua si sentirà
sempre Roma capoccia, capitale, caput mundi delle nostre laiche pedate. Andasse anche in serie
B, la Roma non conosce frustrazione: è felicemente piena di sé, e infatti sa festeggiare allo stadio
meglio di chiunque, a volte con un istinto coreografico che pare importato direttamente dal
carnevale di Rio de Janeiro. Una bellezza.
Ieri a Brescia, tanto per dire l’ultima, la Roma si è presa il lusso di tenere in panchina addirittura
Totti, l’illuminista degli schemi di Capello. Voglio dire che, se non avesse personalità da vendere
oltre che nessun complesso, mai una squadra farebbe riposare in questo momento il suo numero
uno. Oramai la Roma ha la stessissima mentalità vincente della Juve , senza mai deprimere le
ambizioni. Ha messo il pelo sullo stomaco, in tutti i Sensi (maiuscolo), anche politico, di potere
e di influenze.
A Verona, l’Inter ha giocato bene, ed è forse la prima volta da un sacco di tempo. Per questo, a
mio parere, deve fare notizia, persino con precedenza sulla Juve: nel senso che se la Juve è
ampiamente nota, l’Inter resta sempre un po’ ignota.
Vieri non si gira al volo con la scioltezza di Trezeguet ma nemmeno rapina con la volpina
disinvoltura dell’incredibile Hubner. No, Vieri è il numero 9 più scolastico del mondo: ha la
potenza, il fisico, il tiro, il colpo di testa. Come direbbe José Altarini, lui sembra uscire dalle
pagine di un manuale del calcio, alla voce “Come dev’essere il centravanti”.
L’altro giorno è morto a 80 anni l’immenso Nandor Hidegkuti, centravanti della Grande Ungheria
degli anni Cinquanta, quella che seppelliva la mitica Inghilterra a colpi di 6-3 a Londra o di 7-1
a Budapest, non so se mi spiego con i lettori più giovani. Hidegkuti giocava arretrato, come un
regista camuffato, sicché era allo stesso tempo uomo dell’ultimo lancio e uomo-gol. Trapattoni,
che ha l’età e senso storico, lo ha definito uno dei più grandi attaccanti del secolo.
Ecco, Hidegkuti non c’entra nulla con Vieri, è tatticamente di un’altra razza. Vieri non farà mai
gioco; lo deve soltanto chiudere in area. Dunque, l’Inter gioca come si deve soltanto se riesce a
mettere Vieri con gli occhi sulla porta avversaria: su tre gol a Verona, due sono suoi e uno gli
appartiene di sponda.

Possono menar il can per l’aia finché vogliono, ma l’Inter resterà competitiva con Juve e Roma
soltanto se fa funzionare Vieri, che è paradossalmente la sua forza e il suo limite. Juve e Roma
hanno molte più alternative; l’Inter no, l’Inter si deve rassegnare alla Vieri-dipendenza: se riuscirà
ad esaltarla, può vincere lo scudetto; se s’illude di avere altre varianti tattiche, buonanotte, anche
perché su Ronaldo hanno raccontato un sacco di balle dandolo per guarito quando era ancora un
signor convalescente e nulla più.
E del Bologna di Guidolin ne vogliamo parlare? Assieme al Chievo è, signori miei, la cosa più
ammirevole del campionato 2002. Come ai bei tempi, il mondo tremare fa.