2002 agosto 2 Un uzbeco a Nordest

2002 Agosto 2 – Un uzbeco a Nordest

Un uzbeko a Nordest. Ci vorrebbe la penna avventurosa di un Hemingway per raccontare il periplo
malavitoso che dall’Asia Centrale, antico impero di Tamerlano, lo ha portato a farsi largo nella
nuova mafia russa, a trafficare nei paradisi fiscali d’Occidente e a fare affari negli Stati Uniti prima
di essere arrestato a Mestre, inseguito da Guardia di Finanza del Veneto, Fbi e Interpol. Non ci sarà
Hemingway ma bastano e avanzano le accuse messe nero su bianco da uno dei più bravi magistrati
italiani, Francesco Saverio Pavone della Procura di Venezia, l’uomo che smantellò la banda
Maniero.
Anche se questa emergente banda internazionale è poeticamente denominata “brigata del sole”,
l’uzbeco arrestato dai finanzieri del Gico svolgeva secondo Pavone e l’Fbi un’attività tutt’altro che
poetica. Riciclaggio di denaro sporco, truffe, corruzione d’ogni tipo, anche di giudici alle recenti
Olimpiadi invernali negli Usa! Ma la domanda a mio parere più interessante è questa: che ci fa un
personaggio così a Nordest?
Le prime indagini sono molto interessanti, dal momento che la mala d’importazione sembra essersi
infilata nell’economia del territorio come un pesce nell’acqua. Stando all’inchiesta, l’uzbeco
avrebbe investito ex novo in piccole imprese, scegliendo dunque il metodo più naturale per
mimetizzarsi a Treviso, Padova e Vicenza, nel cuore del capitalismo più diffuso, in settori
tradizionali come la viticoltura, la conceria, i mobili, i trasporti.
Qui, nel triangolo d’oro della produzione e dell’export, la mobilità è massima, del lavoro, delle
merci e dei capitali. Anche delle associazioni a delinquere a caccia di schèi e di comodissimi traffici
mentre l’Est si apre all’Europa,ai consumi, al business, metafora della globalità totale.
Non solo. Se di nuova malavita russa si tratta, bisogna ammettere che è furba, informata, dotata di
senso geopolitico, quasi applicasse alla lettera i dati e gli studi sul Nordest come porta spalancata
dell’Est europeo. Paradossalmente, anche la più aggiornata criminalità non fa che confermare un
fenomeno appena agli inizi ma già imponente e sicuramente destinato a una crescita esponenziale:
l’Est post comunista cerca il Nordest e viceversa.
Già sei anni fa ricordo che il Terminal Molo B del porto di Venezia si proponeva ad esempio di
intercettare i milioni di tonnellate di cereali che l’Ungheria non riusciva più a piazzare nei Paesi a
ex economia socialista. Nel frattempo è esplosa, a migliaia, la delocalizzazione di aziende
nordestine verso l’Est mentre la infrastruttura più strategica del Sud Europa è oggi più che mai
considerata la Venezia-Trieste-Budapest-Leopoli.
C’è un dato che fa pensare, soprattutto in queste ore. Il Rapporto 2002 della Fondazione Nordest ha
interrogato un campione di imprenditori di quest’area concludendo che la criminalità del
Mezzogiorno italiano si dimostra fattore frenante dei loro investimenti ben più di quella presente nei
Paesi dell’Est.
L’arresto a Mestre dell’uzbeko, fintosi piccolo imprenditore a Nordest a nome di grandi bande
senza patria, suggerisce che sia in atto una nuova delocalizzazione. Ma all’incontrario, dall’Est a
Nordest, e non riguarda certo le Camere di Commercio.
Gli inquirenti hanno fatto un ottimo lavoro, che merita di essere accompagnato da una nuova
attenzione a nuove insidie. Sveglia.