2001 maggio 24 Se Bersani

2001 maggio 24 – Se Bersani

Guardo “Porta a Porta” e toh, chi si rivede, il ministro Bersani. A elezioni perse, i Ds lo rimandano
in televisione; in campagna elettorale, mai visto e sentito.

Piacentino di nascita, Pier luigi Bersani è un progettista di formazione cattolica. Conosce il mondo
della cooperazione come pochi, ha fatto bene il presidente dell’Emilia-Romagna, è stato ministro
dell’Industria e dei Trasporti.

Per competenza, si fa stimare trasversalmente, anche in Confindustria, che non è un’accolita di
“rossi”. Come Fassino, predilige il dato, il riscontro, la prassi più che la politica pura nella quale non
ha avversari D’Alema.

Non si è mai sentito Bersani mancare di rispetto a un avversario, in ciò assomigliando – ma soltanto
in questo – a Fausto Bertinotti, tanto radicale nello scontro quanto elegante nello stile. Nemmeno da
ministro, Bersani osserva tuttavia i tic di tanta parte della sinistra.

Qualche mese fa, intervistato da “Repubblica”, ha sostenuto ad esempio una tesi sacrosanta. Lo
sciopero dei treni o dei voli riguarda i cittadini tutti, non soltanto i lavoratori del settore: “È il solito
paradosso italiano”, ha concluso con l’abituale realismo.

Adesso, con il governo Berlusconi alle porte, Bersani garantisce che l’opposizione si augura “il
meglio non il peggio” dal governo, secondo una concezione liberale. È molto importante sapere che
l’opposizione rifiuta la tentazione dello sfascio, dedicandosi invece a inchiodare doverosamente la
nuova maggioranza alle sue promesse elettorali.

Ascoltando Bersani, ho riflettuto sul fatto che la sinistra ha vinto (nel 1996) con il post-democristiano
Prodi e ha perso (nel 2001) con il post-radicale Rutelli, prigioniera tutt’ora del tabù in base al quale
sarebbe impossibilitata a competere in proprio, con candidati propri, magari costruiti nel tempo e per
tempo, sulla base del talento personale non della nomenclatura di partito. Gente come Bersani,
appunto. Peccato rivederlo in tv fuori tempo massimo.