2001 luglio 5 La cantina

2001 luglio 5 – La cantina

Caro extracomunitario, vuoi venire a lavorare qui da noi per diventare cittadino tedesco come noi?
La Germania ha necessità di 50 mila lavoratori stranieri all’anno e li selezionerà in base a un
punteggio che favorisce la manodopera più qualificata la conoscenza del tedesco e il curriculum
professionale. Selezione contro xenofobia.

L’Europa, noi compresi naturalmente, fa la rivoluzione. Lo sappiamo davvero? Ne dubito, se si
intende rivoluzionare non tanto il modo di produrre quanto di pensare e di vivere. Impresa sempre
faticosa, questa.

Cambia la geografia umana, di giorno in giorno, nei paesi come nelle città. Sotto casa mia, in una
piccola via di Castelfranco, gli africani hanno aperto un’agenzia immobiliare e un bel negozio.

L’immigrazione è ormai strutturale, il contrario della precarietà o della congiuntura. I piccoli
imprenditori e artigiani della mia amatissima Sinistra Piave non sanno più dove sbattere la testa per
reperire manodopera: loro offrono cinquemila posti di lavoro disponendo al massimo di mille
permessi di soggiorno, burocrazia permettendo. Così, la tentazione di ricorrere ai clandestini
diventa pericolosa.

L’industria, più organizzata, non ama questo fai da te estremo: preferisce avere tutte le carte in
regola, anche per “una questione d’immagine” come la chiama da tempo Cesare Bernini, direttore
di Unindustria di Treviso. L’Unindustria vera e propria, che occupa un 35 per 100 degli
extracomunitari, vuole più immigrati, tutti regolarmente a contratto, a tempo indeterminato e
sempre più selezionati.

In tutto il Nordest, il problema numero uno è la casa. A Udine, i giovani industriali friulani stanno
sperimentando una formula, ideata a Milano, per ristrutturare immobili da destinare agli immigrati.
Da tempo in prima linea, gli industriali trevigiani hanno appena messo in moto un’iniziativa da
dieci miliardi con Cassamarca, destinata con tutta probabilità a diventare progetto-pilota in Italia.

E, a Vicenza, l’associazione degli Industriali con la Banca Popolare finanzia l’immigrato nella
ricerca dell’abitazione: autonoma dunque, non fornita dal suo imprenditore.

Le informazioni del caso e la consulenza sono in quattro lingue straniere, arabo compreso.

Uno di queste sere, lungo la strada del vino bianco, sono sceso nella cantina di “Gigetto”, curata più
dei vecchi tinelli delle case borghesi, una piccola biblioteca del vino con le sue ordinate scansìe, le
vetrinette forbite, perfino un confessionale di chiesa adibito a segréta di bottiglie da assaporare
come una confidenza tra amici, meglio se ancora capaci di dialetto, di odori contadini, di ricordi di
mosto, di uve e di annate recitati a memoria come le preghiere contro la tempesta sulle vigne. Il
ragazzo che ci accompagnava e che ci raccontava la disposizione dei vini, il perché e il per come, la
gerarchia e i segreti d’ogni angolo, anche la soppressa protetta da una tenda come una raccolta di
smeraldi, era di nazionalità tunisina, istruito da “Gigetto” come apprendista cantiniere nel cuore del
prosecco.

Ho confusamente pensato, a quel punto, che questa rivoluzione di costume non è a tempo
determinato, ciàpa sù, arrivederci e grazie. Ha messo radici profonde, fin giù nelle nostre materne
cantine del vino e del vivere.