1996 febbraio 19 Bossi, solitudine sbagliata

1996 febbraio 19 – Bossi, solitudine sbagliata

I sondaggi concordano: Lega al 6% su scala nazionale, oltre il 20% al Nord. Non occorre essere dei geni
per capire che Bossi ha in mano l’ago della bilancia tra i due Poli, ma a questo punto conta sapere se e
dove si sposterà l’ago. L’istinto della Lega è la solitudine. Sola rispetto al sistema, ai partiti romani, alle
segreterie nazionali. Sola rispetto ai Poli della «nuova» destra e della «vecchia» sinistra; sola rispetto
all’Italia non tanto del Sud ma persino a quella a sud del Po, visto che già in Emilia Romagna e in Toscana
la Lega non esiste. La solitudine incarna la Lega-movimento. Che tentò l’obiezione fiscale, che si rifugia
a Mantova, che ipotizza da tempo l’abbandono di Montecitorio, che allude all’astensionismo elettorale
di massa, che minaccia ora il secessionismo secco ora l’indipendentismo del Nord all’interno di uno Stato
di pura facciata. L’ultima versione della solitudine è una Lega terzo polo, pura e dura ma tutta sola al
voto del 21 aprile. A mio modestissimo parere, questa scelta rappresenterebbe il congedo politico della
Lega Nord. Non tanto per la perdita di seggi in Parlamento, probabilmente una cinquantina in meno,
quanto per la reazione a catena dell’Aventino di Bossi. La rinuncia ad ogni alleanza lo spingerebbe
inevitabilmente a radicalizzare ancor più le spinte extraparlamentari, con il risultato di galvanizzare lo
zoccolo duro ma di allontanare chi si batte per una Repubblica Federale Italiana, espropriata di gran parte
dei poteri al centro ma unitaria. Immagino già una campagna elettorale in tal caso a colpi di etichette
vuote, del tutto estranee all’Europa, come «comunisti», «fascisti», «secessionisti». Una Lega solitaria
dimostrerebbe rinuncia, non forza. Contro le stesse ragioni che la tennero a battesimo, consegnerebbe ai
finti federalisti l’alibi per denigrare il federalismo e ai sinceri federalisti dei due Poli il definitivo
isolamento. Bossi scelga quel che gli pare, ma scelga. Conviene alla Lega Nord e, soprattutto, al
riformismo.

19 febbraio 1996