1996 aprile 24 Forse è la volta buona

1996 aprile 24 – Forse è la volta buona

Pochi giorni prima della conclusione della campagna elettorale, ricevemmo Lamberto Dini al Gazzettino.
Il presidente-candidato manifestò l’intenzione programmatica di riformare lo Stato in senso federale. Ci
aveva colpito il tono deciso della affermazione, e allora mi rivolsi a lui: «Presidente, mi guardi negli
occhi, crede veramente a quanto sta dicendo?» «Assolutamente sì», rispose Dini, il tecnico invaghitosi
della politica. Dalla notte di domenica scorsa, a urne aperte, ho sentito la parola «federalismo»
particolarmente sulle bocche di Prodi, Veltroni, D’Alema, ancora Dini, e Maccanico. Per non parlare di
Cacciari, coscienza critica della sinistra, in rapporto anche personale molto solido con gli stessi Prodi e
Veltroni. A rischio di passare per ingenuo, erede degli «utili idioti» di un tempo, penso che qualcosa stia
davvero muovendosi pur sapendo che i cambiamenti di cultura non si accendono di colpo con
l’interruttore. La politica italiana è tuttora in mezzo al guado, caricata di problemi l’uno più pesante
dell’altro ma, forse, è la volta buona per cominciare ad uscire dalla transizione a tempo indeterminato.
Rispetto gli scettici, chi guarda senza pietà al mezzo bicchiere vuoto di Prodi piuttosto che al mezzo
pieno. Il pantano istituzionale è tanto da legittimare la libido da fallimento che perseguita legislature,
governi, maggioranze e stabilità. La persistenza della crisi di sistema non autorizza tuttavia a immaginare
che il 21 aprile sia privo di significato, cioè un mero capitolo dell’impotenza italiana. Sperimentiamo per
la prima volta l’alternanza di governo e, per la prima volta, chi ha vinto si pone subito la questione
cruciale dello Stato, quella che fa del Nordest e del Veneto in particolare l’epicentro del salutare voto
leghista. Sapremo prestissimo se il federalismo solidale dell’Ulivo è una cosa seria o una riforma verbale,
un percorso politico o uno stratagemma di potere. Dilemma di straordinaria grandezza perché, nel primo
caso, farebbe storicamente incontrare larghi strati popolari in un’impresa da costituzionalisti: il
rinnovamento dello Stato per spinta economica ed europea.

24 aprile 1996