1995 febbraio 20 Due cose, prima di tutto
1995 febbraio 20 – Due cose, prima di tutto
Tutti  assicurano  di  aver  a  cuore  soltanto  le  sorti  del  Paese.  Lo  dimostrino  approvando  una  manovra
economica che, oggi come oggi, non ha alternative: Dini fa da presidente del Consiglio ciò che in ogni
caso avrebbe fatto da ministro del Tesoro del governo Berlusconi. Di qua non si scappa. Tutti si appellano
alla responsabilità. Se è così, la smettano di sproloquiare consegnando ai mercati internazionali la prova
della nostra inaffidabilità. Tutti dichiarano la totale disponibilità a favorire i quattro impegni del governo
Dini.  Bravi:  vadano  in  Parlamento  dove  possono  segnalarsi  ai  futuri  elettori  per  saper  distinguere  tra
interessi  della  collettività  e  quelli  di  bottega.  Tutti  rivendicano,  a  ragione,  il  primato  della  politica  e,
dunque, la necessità di eleggere una nuova maggioranza che governi a pieno titolo. Per coerenza con
l’obiettivo, usino i pochi mesi a disposizione per fare due cose l’una più necessaria dell’altra. La prima.
Preservare  il  governo  Dini  dalla  tempesta:  per  riuscirci,  basta  lasciarlo  sotto  vuoto  spinto,  separato
proprio dalla politica: strumento per tenere sotto controllo la situazione finanziaria e istituzionale, non
occasione di imboscate pre-elettorali. La seconda. Accelerare tra le forze politiche ciò che appare oramai
chiaro come il sole alla stragrande maggioranza degli italiani: il voto liquiderà inesorabilmente chi sta a
metà del guado, preda di doppie, triple anime. Non sono questi tempi da Amleto. Persino il ventre molle,
qualunquista ed egoista di tanto centrismo all’italiana dovrà finalmente scegliere, dopo aver vissuto di
rendita, e riflettere a fondo sul fatto che la Repubblica Italiana, fondata sul lavoro, si fonda oggi sui BOT.
Tutto ciò che scuote i vecchi dogmi di destra e di sinistra farà un gran bene all’Italia perché ci aiuterà a
scoprire  i  programmi  e  a  confrontarci  sull’esperienza,  «l’oracolo  della  verità»  come  la  chiamava  un
grande federalista americano. Anche D’Alema va incoraggiato al massimo nel tentativo di consegnare
tutta la sinistra a un destino riformista e di governo. Chi non lo capisce, antepone la fazione alla politica. 
20 febbraio 1995