1995 agosto 12 E ora dipende solo dai veneziani

1995 agosto 12 – E ora dipende soltanto dai veneziani

Se scrivo di Venezia non so mai da dove cominciare. Mi si affollano idee, emozioni, rabbie, entusiasmo
e stanchezza, anche un senso di frustrazione. Dicono che i giornali hanno potere e che possono
correggere, se non proprio modificare, il corso delle cose. Ne sono poco convinto, meno che meno nel
caso di Venezia: mi chiedo anzi se, dirigendo da undici anni questo giornale, sia riuscito a dare una mano
a questa città, che ha galleggiato a lungo tra progetti epocali e quotidiano degrado Il dramma di Venezia
è anche questo: ciascuno si sente attore ma si comporta da spettatore. E gli sforzi perdono forza perché
frantumati, incapaci di uscire dal chiuso dei piccoli calcoli. L’amore per Venezia non fa massa critica,
come la sua popolazione: la città si svuota nei numeri e di energia, e quest’ultima finisce con il mancare
addirittura più degli stessi abitanti. Venezia fa fatica a parlare con la terraferma, con Mestre, con la sua
provincia, con un Veneto sempre più veloce. A volte sembra capirsi con il mondo meglio che con il suo
territorio naturale, quasi a voler dire che avrà un destino sempre meno locale e sempre più culturale. Non
una città di numeri civici, ma un luogo necessario soltanto alla memoria. Forse capisco poco, forse soffro
anch’io il mal delle pietre, ma continuo contro ogni apparenza a credere che sarebbe possibile invertire
la rotta! Di più, fermare il tempo, a una condizione senza scampo: che i veneziani tornassero ad essere
non i padroni della città ma i suoi costruttori. Il che vuol dire allentare la morsa delle rendite, la collisione
degli interessi, il degrado degli egoismi. Il che significa tutt’altro che una città di trappisti, senza affari,
senza turismo, senza rendita; semmai il contrario, una città che in extremis riscopre se stessa e si ridà
senso, attraverso un mare di cose forti e fattibili, dal lavoro alla casa, dalla ricerca all’ambiente, dalla
pulizia all’accoglienza, dai giovani alle pietre. Nessun sindaco, nessuna authority, nessuno riuscirà a
«salvare Venezia» senza i veneziani. È troppo tardi ormai per farcela senza sacrificio.

12 agosto 1995