1994 ottobre 6 Giudici fatevi furbi

1994 ottobre 6 Giudici fatevi furbi

Il Pool di Mani Pulite dovrebbe farsi furbo. Invece abbocca, ci casca, si lascia prendere dalla voglia
di puntualizzare. Borrelli e Di Pietro hanno capito un sacco di cose, tranne una, una fondamentale.
L’opinione pubblica che li ha sempre stimati e che tuttora li considera una bussola di legalità, è fatta
di cittadini, di gente della strada, di ragazzi, quel pezzo d’Italia che ha visto per la prima volta “la
legge uguale per tutti”. Un’opinione pubblica più nostrana che anglosassone, più popolare e diretta
che teleguidata. I poteri forti non hanno mai amato l’attivismo di Di Pietro e l’aristocratica integrità
di Borrelli, al massimo, sorridevano al Pool con una guancia sola.
La mascella dura se la tenevano di riserva per tempi migliori. Questi.
Qualunque atto di Mani Pulite gioca oggi contro il Pool. Il clima è questo, segnale dietro segnale,
bordata su bordata, in un crescendo di avvertimenti e di intemperanze.
Craxi ci aveva provato, all’ingrosso, inventandosi dossier “esplosivi” contro Di Pietro. Le hanno
tentate proprio tutte, ma la manovra più insidiosa si sviluppa ora. Da quando Mani Pulite ha mostrato
di non volersi fermare.
Da due anni si discute sulla “soluzione politica di Tangentopoli” con il risultato che governi vecchi e
nuovi o se ne sono ben guardati o hanno proposto il colpo di spugna. I magistrati più preparati in
diritto e più attenti al destino del nostro Paese hanno allora elaborato idee, progetti, proposte, poggiati
sull’esperienza oltre che dettati dalla preoccupazione di infliggere danni aggiuntivi al tessuto socio-
economico.
Nemmeno questo atto di responsabilità ha trovato accoglienza. Anzi, il Pool è stato insultato e
sbeffeggiato quasi che il bene comune fosse proprietà privata di questa o quella Istituzione, di questo
o quel gruppo sociale.
Nel nome del (falso) garantismo, s’invocava l’archiviazione di Tangentopoli; nel nome della (falsa
separazione di poteri, s’intende zittire finalmente un solo potere. Quello giudiziario.
L’errore di Borrelli è di aver offerto pretesti. Il Pool non può permettersi il lusso di farsi prendere
dall’amarezza e tantomeno dal dispetto. Di fronte alla canea che monta, scelga la riservatezza; di
fronte ai veleni, la trasparenza dei codici; di fronte agli insulti, un dosaggio quasi ascetico delle parole.
In mischia i magistrati non debbono lasciarsi trascinare, nemmeno se tirati per i capelli. Fra l’altro ci
rimetterebbero sempre le penne su un ring che non è il loro. Lascino parlare soltanto le inchieste, i
riscontri, le prove, senza omissioni e riguardi. Rispondendo con il silenzio del diritto.
Se poi gli italiani si stancassero di legalità prima ancora di cominciare a rifondarla e se la politica
rivendicasse oggi la stessa infinita arroganza che ieri l’ha perduta, il Pool si metta l’anima in pace. In
masochismo, l’Italia sa esser a volte imbattibile.
Nessuno la fermerebbe