1994 ottobre 22 Ecco l’Italia di cui vergognarsi

1994 ottobre 22 – Ecco l’Italia di cui vergognarsi

Di sicuro non è stato un bello spettacolo, questo no. Ma confessiamo, al contrario di tanti, di aver patito
scarsissimo turbamento di fronte alla rissa di giovedì scorso alla Camera dei deputati. La storia dei
Parlamenti sa essere anche veemente, tanto da giungere allo scontro fisico. Non è la prima né sarà l’ultima
volta, né in Italia né altrove. Certe immagini dal Giappone, paese citatissimo per virtù economiche, fanno
impallidire quel minuto di zuffa a Montecitorio. Il Parlamento sforna leggi e controlla i governi, ma è
anche luogo di passioni, agone politico soprattutto quando le democrazie transitano da un sistema
all’altro accendendo vulcani spenti. Ben inteso, un po’ di eleganza non guasterebbe mai. Un personaggio
della commedia di Shakespeare dice «non sono contro la vostra fede, ma continuo nella mia». Sarebbe
oggi un’ottima ricetta anche in politica, dove sembra invece che l’unico modo per difendere la propria
coerenza sia quello di dichiararsi “contro”. A turno, contro tutto e tutti. Detto questo, non facciamone un
dramma. La democrazia è scomoda, il cambiamento si accompagna sempre alla fatica civile, i Parlamenti
che incarnano il rinnovamento del personale politico vanno giudicati con un supplemento di indulgenza:
sono lo specchio, per nulla deformante, del Paese che rappresentano. E poi, siamo sinceri, era più vivo il
Parlamento dei fratelli Pajetta – sempre pronti alla mischia dai banchi del Pci – o quello ipocrita degli
ultimi vent’anni? Era più vera la Camera delle grandi battaglie anche ideologiche degli anni ‘50 o il
mercato di Montecitorio che vedeva l’84% delle leggi approvate sotto banco dalla stessa opposizione e
lo scontro ridotto a pura parvenza? Sia ben chiaro: non rimpiangiamo il Parlamento che perde le staffe
ma non ci stiamo alla litania moralistica su quattro sberle in aula. L’Italia vive un momento duro,
scorbutico. Dà quel che può e mostra quel che è. Più che nel sorriso di Ambra si identifica nel broncio di
Fazio. Il fardello del debito pubblico va smantellato, ma occorre fare l’impossibile per scongiurare lo
scontro sociale. La produttività è aumentata, i salari reali diminuiti nonostante la bassa inflazione, la
disoccupazione persiste: i nuovi sacrifici ora richiesti al mondo del lavoro debbono essere inquadrati in
questa realtà, già al limite. Le tensioni sono reali, non inventate in Parlamento. Più che la rissa, deve
scandalizzare l’epidemia che nel giro di un paio di giorni ha fatto “ammalare” l’81% dei piloti dell’Ati,
paralizzando all’ultimo momento oltre cento voli e migliaia di passeggeri. Di questa Italia furba e
sprezzante, che trova sempre un medico pronto a certificare anche lo sternuto sindacale; di questa Italia
priva di spirito di servizio anche nei servizi essenziali del trasporto pubblico; di questa Italia ci si deve
vergognare e liberare. Al confronto, il ring della Camera fa tenerezza.

22 ottobre 1994