1994 novembre 1 I falchi sono loro, non noi

1994 novembre 1 I falchi sono loro, non noi

Tre anni fa, nello spappolarsi della Jugoslavia, il Nordest diede più che una mano alla Slovenia e alla
Croazia. Friuli Venezia Giulia e Veneto fecero a tal punto pressione per il riconoscimento immediato
della indipendenza di Lubiana e Zagabria da Belgrado da irritare e imbarazzare lo stesso ministro
degli esteri Gianni De Michelis, molto più prudente.
Questo per dire che l’Italia, nella sua area di contatto diretto con l’Est, è stata molto generosa verso
gli Stati che ricominciavano il cammino nazionale ed europeo dopo la grande stasi comunista, sia
pure in salsa titina. La pace e i vantaggi dell’integrazione ci consigliavano non di dimenticare –
quando mai la storia dimentica? – ma di andare oltre, oltre l’odio, oltre la fobia, oltre il ricordo.
Da quel 1991 ai primi mesi di quest’anno, sembrò che le cose si complicassero per l’irrompere sulla
scena, come forza elettorale destinata a governare, del partito di Fini. Si tornò ad alludere,
spropositando, di “confini”: ma la tensione durò lo spazio dei comizi televisivi.
Alleanza Nazionale ben presto chiarì che i confini restavano quelli della Guerra (voluta e perduta dal
fascismo aggiungiamo noi). Fini fece a Trieste un discorso che anche a stampa di Lubiana giudicò
equilibrato.
Da allora il nostro governo ha trattato con serietà, ma senza dare in smanie. Anzi ha firmato con la
Slovenia, protagonisti i ministri Martino e Lojze Peterle, un accordo lungimirante in un luogo carico
di allusioni pan-europee come Aquileia.
E’stato il premier ex-comunista a liquidare sia l’accordo sia il lavoro del suo ministro degli Esteri, un
democristiano di grande visione come Peterle. Il minimo che potesse fare a questo punto l’Italia –
qualunque governo, qualunque maggioranza – era di frenare il sì all’ingresso della Slovenia nella
Unione Europea.
L’Italia aveva chiesto ed ottenuto ad Aquileia che gli esuli istriani potessero esercitare il diritto di
prelazione nell’acquisizione di immobili ora di proprietà statale ma allora confiscati come preda di
guerra. Atto di buona volontà, non certo risarcimento.
I falchi sono loro, non più noi. O si vorrà far passare per irredentista Scalfaro che una settimana fa,
proprio a Trieste, si è rivolto “all’amica terra di Slovenia”?