1994 agosto 9 La velina televisiva

1994 agosto 9 – La velina televisiva

In democrazia c’è un solo sport infallibile sull’attività di governo: fare buone leggi, favorire tutte le
energie sane di un Paese. Se cala la disoccupazione i primi ad accorgersene saranno i giovani senza
lavoro; se scende l’inflazione, le casalinghe lo capiscono prima del governatore della Banca d’Italia;
se il fisco semplificherà la giungla dei tributi, ogni contribuente onesto tirerà subito un sospiro di
sollievo. Governa bene e l’opinione pubblica saprà.
Gli spot del governo Berlusconi lasciano invece intendere che la difficoltà sia incredibilmente
un’altra: il Governo fa ma nessuno sa! Non ci sarebbe informazione, anzi circolerebbe soltanto
disinformazione, e dunque l’esecutivo sarebbe a malincuore obbligato a comunicare per proprio conto
ai cittadini. Quali, sennò, resterebbero all’oscuro di tutto, vittime del complotto del silenzio.
Uomo di governo, Berlusconi continua ad essere uomo della comunicazione. Di per sé, non sarebbe
un guaio se quell’istinto venisse ad esempio utilizzato in tutti gli atti di governo per rivoluzionare
finalmente il linguaggio e con esso il messaggio; le migliori democrazie sono sempre quelle meglio
informate.
Ma qui l’informazione centra poco o nulla. I nuovi spot sono promozionali non istituzionali;
sembrano preparare le elezioni più che favorire la trasparenza delle leggi; sanno di Publitalia più che
di Presidenza del Consiglio.
La Rai potrebbe fare moltissimo per avvicinare i cittadini allo Stato. E sarebbe una funzione
benemerita, destinata a far crescere quello che oggi in Italia è soltanto un bonsai: la credibilità della
politica.
Ciò di cui abbiamo meno bisogno è un’informazione a slogan, da consigli per gli acquisti, che Gianni
Letta considera di “pubblica utilità” e che al contrario finisce con il rendere questo Governo ancora
più “privato”. Più presto dall’immagine che dal contenuto.
In forma maniacale, sta prevalendo nel Governo il puntiglio di avere una comunicazione tutta sua,
una velina televisiva. Incredibile: pensano ancora che gli italiani bevano tutto, al primo sorso.