1993 maggio 29 Non solo mafia

1993 maggio 29 – Non solo mafia

Il ministro degli Interni la definisce in Senato una strage mafiosa. Non ne siamo convinti.
Almeno che non si intenda per mafia qualcosa di molto più torbido, dove si alleano Cosa Nostra e
arnesi di uno Stato dominato per decenni da bande politiche.
Così come ha spiegato il procuratore della repubblica di Milano Borrelli: “La mafia con certe sue
connessioni con la parte degenerata del mondo politico”. Dunque, strage mafiosa se per mafia si
intende la convergenza di interessi non esclusivamente mafiosi.
Ma, si obbietta, la mafia non è mai stata tanto alle corde e allora tenta di piegare lo Stato a più miti
consigli. A nostro parere, è puro infantilismo attribuire un disegno del genere a Cosa Nostra. Semmai
è vero il contrario: in una fase di smottamento delle omertà, una catena di stragi non può che
provocare un surplus repressivo e la spinta a bonificare lo Stato.
Ad esempio, sarà bene non dimenticare che da mesi è isolato in carcere Bruno Contrada, ispettore del
Sisde, il Servizio per l’informazione e la sicurezza democratica.
E che quello dei servizi segreti è il terreno più infido della stria repubblicana, anche perché cresciuti
nella cultura della guerra fredda e nella dipendenza dai padrini politici. Con rare e lodevolissime
eccezioni, quel tipo di servizi ha sempre privilegiato il potere a scapito dello Stato, la trama
sull’Istituzione.
Ben sapendo di camminare su sabbie mobili, è più realistico rifarsi ai dati di fatto della situazione
italiana. Un regime non cade senza colpo ferire. Anche se tutto sta politicamente cambiando, la
macchine e gli apparati non sono stati ancora smantellati.
C’è chi ritiene, come il “Corriere della Sera”, che il dramma consista nel vuoto di potere. A noi
sembra l’opposto. Ci sono anzi troppi poteri, infatti, collusioni a prova di bomba, in grado di opporre
una resistenza anche disperata. Magari con la sperimentata tecnica, tanto più inquietante quanto più
anonima, dello choc sull’opinione pubblica.
Il bersaglio più probabile è la rivoluzione silenziosa fatta di referendum, di protesta, di Mani Pulite,
di ricambio elettorale e dei primi successi anti-mafia. Chi ordina le stragi, non segue i nostri schemi
mentali; lo stragismo rispetta una sua logica di lungo effetto. Punta a snervare l’Italia soprattutto ora
che rivive una spinta ideale, come negli anni cinquanta per la ricostruzione, come negli anni settanta
contro le Brigate rosse.
Un giorno chissà, scopriremo che non soltanto queste bombe di Roma e di Firenze, ma persino gli
omicidi dei tanti Dalla Chiesa, Chinnici, Falcone, Borsellino, sintetizzavano complicità e strategie
molto più estese di Cosa Nostra.
Del resto sta proprio qui la tragedia tutta italiana, un caso unico in Europa: la mafia che si ramifica
nella società e la società che, attraverso la politica, riconosce alla mafia dignità di potere.
Così non fosse, avremmo a che fare soltanto con il codice penale, mentre la battaglia è investigativa
e politica. Ne vedranno di tutti i colori, ma oggi gli italiani sono più forti di ieri.