1993 febbraio 21 Pronto soccorso

1993 febbraio 21 – Pronto soccorso

Gli inglesi, che di democrazia se ne intendono, non hanno il minimo dubbio. Un giornale serio come
l’”Economist” ha spiegato due cose con chiarezza: 1) in Italia è in atto una “rivoluzione”; 2) “occorre
un sistema completamente nuovo. Per fortuna gli italiani stanno assumendo l’iniziativa, dai magistrati
ai comuni elettori”.
Non una fortuna bendata, la schedina del Totocalcio, il biglietto della lotteria, lo stellone d’Italia. No,
questa fortuna poggia sulla legge (giudici) e sul voto (popolare): cemento di democrazia, non argilla.
Detta così, sembra la cosa più elementare, un luogo comune. Invece rappresenta una rivoluzione,
anzi, “la rivoluzione” perché fa strage delle vecchie chiese culturali che tenevano lo Stato al servizio
del partito e delle clientele.
Per la rivista dei gesuiti, la pecora nera sapete chi è? Ma Segni, naturalmente. Come reagisce Forlani
all’arresto del suo portavoce? Come Craxi: “Calunnie”. Se due finanzieri si presentano a chiedere
documenti alla Camera, le vestali del Parlamento ci organizzano sopra il teorema dell’attentato da
parte della magistratura.
Oramai, non si può nemmeno sostenere che abbiano la coda di paglia. Sono di paglia, dalla testa ai
piedi.
Gli stessi che non sono ancora riusciti a mettere in campo uno straccio di riforma elettorale, fanno le
oche del Campidoglio per il destino del governo Amato. Il quale sta invece migliorando a vista
d’occhio; basti pensare alla rinuncia di Goria.
Un ministro che andava sostituito senza attendere le dimissioni. Sarà un caso ma Goria lascia le
Finanze nello stesso giorno in cui sulla Gazzetta Ufficiale escono ben 500 pagine per spiegare al
cittadino italiano come si deve compilare il modulo 740. Un monumento al fisco più macchinoso e
opinabile, fatto apposta per sgambettare il contribuente e per incattivire la protesta.
Ma anche i laici sono patetici, a riprova che questo sistema risulta micidiale per tutti, anche per i
partiti del 2 o del 3%, anche per quelli che si appellano alle élites, al “partito degli onesti”, ai salotti
cosiddetti “buoni” della finanza, al voto d’opinione, alle tradizioni di buon governo. Con De Lorenzo,
i liberali sono stati anche sfortunati: per difendere il loro ministro, sono saliti su da Scalfaro che
sembravano tanti Croce ed Einaudi; si sono ritrovati con il primo ministro della storia repubblicana
che sconta – oltre all’inchiesta sullo scambio tra favori e voti – le colpe di un padre novantenne,
arzillo di tangente.
Amato non farà una piega, non deve. Il suo è un pronto soccorso più che un governo. Che si trovi
sospeso sul vuoto politico è sempre meglio che il vuoto. Chi straparla di governi forti perché allargati,
mente sapendo di mentire. Questo Parlamento può esprimere soltanto governi deboli.
Scalfaro prega molto, esterna pochissimo e convoca tutti ma, tranne che nello stile, è gemello di
Cossiga! Questo Amato-bis sarà un governo tutto suo, presidenziale, rianimato dal Capo dello Stato
per responsabilità nei confronti del Paese non di questo Parlamento a termine, fondato su ex-partiti.
Al resto, in attesa di votare, provveda Antonio Di Pietro.