1993 aprile 28 Gli hanno fatto un favore

1993 aprile 28 – Gli hanno fatto un favore

Un leggendario penalista, Francesco Carnelutti, insegnava ai suoi allievi che le sentenze dei tribunali
stanno a indicare il passaggio dal dubbio alla certezza e avvertiva che – la certezza degli uomini non
essendo altro che una probabilità – il superamento del dubbio implicava addirittura l’intervento
divino. Per quanto improbo, l’accertamento della verità mai va rifiutato: i laici nel nome della
giustizia umanamente possibile; i credenti con il conforto della Provvidenza.
Autorizzando i magistrati ad indagare, la giunta del Senato ha fatto un favore a Giulio Andreotti, non
un torto.
Se fino a ieri il senatore a vita si è impegnato a denunciare lo spirito persecutorio della Procura di
Palermo, da oggi potrà dedicarsi alla dimostrazione della propria innocenza.
Visto che ha negato alle accuse dei pentiti anche la dignità di semplici indizi, nessuno gli negherà il
diritto di fornire le prove delle altrui menzogne.
Si afferma in queste ore che il via libera all’inchiesta su Andreotti dimostra il “buon senso” del
Parlamento. A noi sembra qualcosa di meno e di più.
Di meno: è un atto dovuto che ha evitato ignominia sia al Senato che ad Andreotti. Di più: è un atto
di rispetto nei confronti del Paese, perché consegnare per sempre al dubbio un sette volte presidente
del Consiglio significava minare anche la futura credibilità della Repubblica.
Il caso Andreotti è una tragedia, non un giallo.
Se risultasse provato quanto contenuto nelle 287 cartelle controfirmate dai magistrati di Palermo, non
basterebbero Shakespeare e Dostoevskij a raccontare tanta malversazione di sé e del potere, tanta
corruzione dei sentimenti, tanto demoniaco travisamento di una interminabile carriera politica.
Beato chi ha le idee chiare, chi ha già capito tutto, chi fin d’ora non ha voglia di saperne qualcosa di
più! Qui non si inquisisce Andreotti per il voto di scambio mafioso; infinitamente peggio, questa è
un’inchiesta aperta sull’inferno del Palazzo, sullo Stato che inganna sè stesso, su un uomo trappola.
Si pensi alla Dc. Il suo leader pensante, Moro, ammazzato dalle Brigate Rosse per colpire al cuore lo
Stato. Il suo leader di potere, Andreotti, accusato di servire l’anti-Stato. No, nessuno, nè l’Italia nè la
Dc, poteva convivere con questo dubbio. Si indaghi.