1992 ottobre 26 Segni “Certa Dc deve andarsene”

1992 ottobre 26 – Segni: “Certa Dc deve andarsene”

Mario Segni ha ragione a tagliar corto, mettendo in croce prima di tutto la Dc. Ha ragione perché i
progressisti sono ancora in minoranza e dovranno fare tutto da soli contro due tipi di avversario: quelli
che non vogliono mollare il potere e quelli che, pur di conservarlo, si travestono.
Intervistato ieri dal “Corriere” Francesco Cossiga ha confessato di aver sparato sul sistema fuori
tempo, troppo in anticipo, ritenendolo già due anni fa finito e dunque rassegnato a subire le riforme.
Invece: ”Non avevo invece capito – racconta l’ex capo dello Stato – che questo regime, purtroppo,
aveva ancora forti capacità di ricompattarsi. E infatti oggi si è ricompattato, e il discorso delle riforme
è diventato un discorso debole”.
La situazione sta esattamente in questi termini. Anche perché, aggiungiamo noi, oggi al Quirinale
abita il custode della Repubblica non il suo innovatore; la differenza, di funzione non di merito, si fa
sentire soprattutto ora. Quando l’unico vero partito trasversale d’Italia è quello conservatore, che non
deve organizzare un bel niente perché detiene ancora tutto.
Dice Segni a Martinazzoli che “questa gente non deve avere più incarichi di partito né di governo”.
Perché lo dice? Perché stanno ancora tutti lì. A chi si riferisce? Alla sfilza di consumati attori che
cinguettano a favore della cosiddetta svolta di Martinazzoli continuando a serrare le fila attorno al
voto di scambio, alle vecchie correnti, al clientelismo di stile se non proprio di stampo mafioso.
Rendiamoci conto che sarà uno scontro senza quartiere, come sta dimostrando lo scandalo delle
tangenti. Si barricano dietro l’immunità parlamentare e l’autorizzazione a procedere; a parole
asseriscono di voler affrontare a testa alta i processi ma nei fatti si appigliano ad ogni privilegio, anche
ministeriale, pur di evitarli.
Stiamo vivendo il paradosso dei paradossi. La partitocrazia favorisce, per reazione, Bossi ma non
concede nemmeno un’unghia a Segni che, a differenza di Bossi, tenta di tenere insieme un Paese
quasi separato attraverso la nascita di partiti nuovi di zecca, con liste autonome già ai prossimi test
elettorali. Si può essere più suicidi!
Non prendiamoci per i fondelli nel ripetere che, dopo la protesta, ci vuole la proposta. Perché la
proposta passi, qualcuno dovrò essere rimosso di peso dal crocevia del potere. Fino ad oggi, non è
ancora accaduto, né tanto né poco.