1991 settembre 29 Tutti assolti. Mafia e informazione

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 29/09/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: MAFIA – ORGANIZZAZIONE CRIMINALE
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: TUTTI ASSOLTI. Mafia e informazione
di Giorgio Lago

Le sentenze sono prerogativa dei magistrati; né la televisione né i giornali hanno titolo per celebrare
processi. Sarebbero regole ovvie in qualsiasi democrazia, dove sono altresì vietati i giudizi sommari e
dove, in mancanza di prove o di seri indizi, si preferisce rischiare l’assoluzione di un colpevole
piuttosto che la condanna di un innocente. Ma in Italia stiamo vivendo circostanze del tutto atipiche.
In particolare quattro: 1) il più esteso, efficiente e radicato fenomeno di criminalità d’Europa; 2) la
sua collusione con stratificati segmenti dello Stato, della politica, del sistema bancario; 3) la
inadeguatezza degli strumenti di investigazione, soprattutto a livello finanziario; 4) l’impotenza della
magistratura e delle forze dell’ordine per lentezza della macchina giudiziaria; per liberalità di codici
buoni soltanto se applicati con tempestiva efficienza; per mobilitazioni sempre «emotive» mai
«politiche». Questo il riquadro; il resto diventa o accademia o incoscienza o, peggio, complicità di
vario grado. Non stiamo parlando di una qualsiasi democrazia europea, sulla scorta di alcuni standard
minimi di sicurezza. Qui si tratta di un Paese dove il fatturato, l’inquinamento, il potere di fuoco e
l’infiltrazione mafiosi sono diventati anno dietro anno la prima «questione nazionale». Con tali
innegabili premesse, i cui dati vengono forniti dallo stesso ministro dell’Interno, la soglia di
precauzione che viene richiesta alla classe politica si deve alzare automaticamente e non di poco. In
altre parole, per essere credibili di fronte all’opinione pubblica e dare coraggio alla gente comune, non
basta risultare impuniti o dichiararsi in grado di provare l’infondatezza di sospetti penalmente rilevanti.
Occorre una fedina molto più rigorosa: l’assenza di qualsiasi familiarità, la mancanza di ogni rapporto,
l’estraneità a qualunque operazione con ambienti o personaggi di notoria mafiosità. La mafia ammazza;
il sentire mafioso isola persino i familiari delle vittime. Perché la gente reagisca all’isolamento e allo
sfascio, occorrono esempi: i primi dei quali non possono che venire da chi gestisce il potere e ottiene il
consenso. L’analisi più lucida l’aveva fatta proprio l’industriale Libero Grassi, pochi mesi prima che
lo facessero tacere per sempre. La mafia comincia dalla raccolta del consenso; chi cerca voti sporchi, è
sporco; chi compra voti con favori dello Stato, è un socio fondatore della mafia. In un Paese come

questo, dove da anni la mattanza degli uomini migliori si accompagna all’industria della droga e al
riciclaggio di un’economia truccata, è incredibile che si invochino «provvedimenti» contro
l’informazione. Né la Tv né Samarcanda né noi sappiamo sempre dominare l’enfasi e le
generalizzazioni dei messaggi. Ma finché ci sono ministri che al massimo dell’indignazione e dei
sospetti sanno solo minacciare querele, siamo già tutti assolti.

settembre 1991