1991 giugno 11 Plebiscito di sì

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 11/06/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: REFERENDUM, ELEZIONI ITALIA
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Titolo: PLEBISCITO DI “SI”: 95,6%! VENETO E PADOVA RECORD
di Giorgio Lago

Ha vinto la partecipazione, ha perso l’astensionismo. La regione più impegnata nel voto è il Veneto,
nettamente primo; al terzo posto nella graduatoria italiana il Friuli Venezia Giulia; ottimamente
piazzato il Trentino Alto Adige. Non solo. La provincia di Padova le batte tutte, seguita a ruota da
Gorizia, Treviso, Rovigo. Ce n’è abbastanza per essere ciò che da tempo noi auspichiamo. Un’area
integrata, reattiva, dove rimane nonostante tutto forte la volontà di determinare il proprio destino
politico secondo le regole della democrazia. L’Italia non ha disertato; ha con chiarezza rifiutato il
disimpegno. C’è di tutto nella partecipazione a questo referendum e nello straordinario plebiscito a
favore del sì: la voglia di cambiare, l’insofferenza verso le combinazioni della partitocrazia, la protesta
allo stato puro, la fiducia nell’avvio delle riforme, la resistenza alla penetrazione delle clientele mafiose.
Diventa difficile distinguere tra le ragioni del sì e tra le stesse forze che il sì hanno sostenuto. Di sicuro
si può affermare che la scelta sul numero delle preferenze era diventata quasi un pretesto: ben presto è
entrato in gioco qualcosa di molto più importante, un sentimento e una speranza. Il sentimento: di vera
e propria ribellione al disfattismo referendario di Craxi. È deprimente che un ex Presidente del
Consiglio, leader di un partito che si proclama per vocazione riformista, abbia puntato tutto
sull’astensione di massa, con la rozzezza di un Bossi. Non hanno perso tutti i socialisti e tutti i leghisti;
sono stati puniti Craxi e Bossi. La speranza. che la valanga di sì spinga la classe politica a
interrompere anni e anni di inerzia nel porre mano alle riforme. Che non sono soltanto riforme
istituzionali, ma debbono tassativamente riguardare anche la moralizzazione di un sistema che ha
toccato impensabili livelli di spregiudicatezza. Qui il Capo dello Stato può incidere molto, restando
nello spirito e nella lettera della Costituzione che gli impone di rappresentare l’unità nazionale». A
Cossiga gli italiani non chiedono di promuovere il petulante battibecco istituzionale di questi sfiduciati
mesi della Repubblica. Se anche ci fossero state provocazioni nei suoi confronti, il Capo dello Stato ha
il dovere di non raccoglierle, preservando il senso dello Stato e l’alta carica dalle personalizzazioni. A

Cossiga il Paese chiede soltanto di favorire e accelerare un accordo sulle riforme. Ha voluto dire questo
ieri sera in televisione? Se è così, per merito suo il referendum avrà vinto due volte.
giugno 1991