1991 febbraio 24 Una fretta mortale

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 24/02/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: IRAQ
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: UNA FRETTA MORTALE. Quando i dittatori e le strategie cancellano la speranza di
pace
di Giorgio Lago

Otto giorni prima di mangiarsi il Kuwait, Saddam Hussein incontrò l’ambasciatrice americana a
Bagdad, April Glaspie. Nel rivendicare il merito di aver difeso gli Stati del Golfo dall’Iran di Komeini,
Saddam le chiese: «Voi potreste permettervi di perdere 10 mila uomini in una settimana di battaglia,
poi di tornare all’attacco e di perderne altri 10 mila senza rischiare che l’opinione pubblica vi obblighi a
cambiare opinione?». In quella guerra, l’Iraq ebbe almeno 120 mila morti, registrò 300 mila feriti, si
ritrovò con un debito di 70 miliardi di dollari dopo averla iniziata con un attivo di 30, non conquistò
alla fine nemmeno un centimetro di territorio. Negli ultimi dieci anni nessun Paese ha combattuto
quanto l’Iraq, senza minimamente curarsi dell’opinione pubblica. Saddam è stato una sola volta in
Occidente, parla soltanto l’arabo, non conosce gli Stati Uniti. In queste ore, al riparo di un bunker, è
quel Saddam che rifiuta l’«umiliazione», lo stesso che all’ambasciatrice Glaspie contabilizzava come
bruscolini 10 mila morti al colpo, lo stesso che si sbarazzava dei kurdi a nugoli, come insetti. Un
inusitato senso di morte si aggira sul Golfo. La stessa guerra delle centomila incursioni aeree pare sia
soltanto l’aperitivo rispetto allo scontro di terra. E il bello deve ancora arrivare», avvertono Saddam i
marines. Si dice che dipenda anche dai venti in arrivo, dal caldo imminente, dalla devozione del
ramadan musulmano: ma hanno tutti una fretta mortale di colpire, di liquidare la partita costi quel che
costi. La pace, la speranza, la pazienza, la diplomazia: parole patetiche. Per non perdere la faccia,
Saddam manda un popolo alla mattanza; per vincere al 100%, l’alleanza di Bush ha urgenza di
soluzioni finali. Della pace, non della guerra, si sono tutti stancati: ancora prima dell’assalto, c’è già
una sconfitta.

febbraio 1991