1991 dicembre 24 La vendetta come politica

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 24/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: POLITICA
Persone:
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: LA VENDETTA COME POLITICA. L’ultima resistenza di Gorby
di Giorgio Lago

Ritorna in grande stile la vendetta. Non quella divina, quando il Signore della Bibbia disperdeva i
filistei come acque. Non quella corrosiva della passione amorosa. La vendetta della politica. Violento
o imponente, il potere non perdona, esercita la sua forza ricordando. I ricordi, secondo il pensatore
tedesco Theodor W. Adorno, non si lasciano conservare e ammuffire nei cassetti ma vivono
intrecciando passato e presente, non sono indifferenti nemmeno al futuro. La vendetta di Eltsin contro
Gorbaciov, così plateale e tagliente, di steppa. O le vendette del palazzo romano, così curiali e
trasversali, di corridoio. Uno degli spiriti più anticonformisti del nostro tempo, Giuseppe Prezzolini,
avvertiva che «Ogni uomo ha il suo mondo, che è sempre piccolo, anche quando è grandissimo». La
storia sembra ora spogliarsi in tanti piccoli re nudi carichi di rancori da uomini qualunque, a malapena
dissimulati dietro i grandi princìpi. Per schernire un famoso regista americano, Marcello Mastroianni
si divertiva a frantumare Miti sostenendo che l’attore è quel tale che, mentre recita «Essere o non
essere», pensa ai soldi da mandare alla moglie o all’avvocato. La politica si sta popolando di attori
senza pompa. Immaginavamo statisti tutti d’un pezzo e di colpo incontriamo l’inquilino della porta
accanto; pensavamo all’Odissea e c’imbattiamo in «Così fan tutte». Le cariche si scrollano di dosso
retorica e carisma. Fino a qualche ora fa Mikhail Gorbaciov era il Premio Nobel per la pace titolare
della valigetta nera con il bottone di 27 mila ordigni nucleari. In lui il potere celebrava tutti i suoi fasti,
insieme luciferini e umanitari. La vendetta di Eltsin lo restituisce persona, il volto e lo sguardo di una
solitudine bruscamente privata. Vendicandosi, Eltsin ha azzerato Gorbaciov ma dimezzato sé stesso.
L’eroe che dalla torretta di un carro armato sconfisse i golpisti di Mosca, si mostra a tratti più
caporione che leader svelando una prepotenza che inquieta le diplomazie e che già intossica il
Cremlino russo. Sia pure attraverso strade molto tortuose, la vendetta riconsegna Imperi e Stati ai
primitivi sentimenti degli uomini. Se siano di buona volontà, resta il mistero di questo Natale di prodigi
e di ombre.
dicembre 1991