1991 dicembre 18 Il sogno e la resa

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 18/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: URSS, RUSSIA
Persone: GORBACIOV MIKHAIL – POLITICO RUSSO, YELTSIN BORIS – POLITICO
RUSSO
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: IL SOGNO E LA RESA
di Giorgio Lago

La cancellazione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dalla storia è stata preannunciata
tante volte da non fare quasi più notizia. I tempi corrono con una accelerazione da lasciare sgomenti.
Soltanto due anni fa si arrendeva il Muro di Berlino; soltanto a Natale dello stesso 1989 la Romania
giustiziava Ceausescu. Il patto di Varsavia è un ricordo; non riconosciamo più l’Europa: libri di storia,
atlanti, mappamondi sono di colpo invecchiati, roba da magazzino. Emergono dal sottosuolo
dell’immenso Est confini, nazioni, etnie, leaders, riportando alla luce popoli e destini che l’ideologia e i
blocchi avevano sotterrato nel silenzio. Hanno definito Gorbaciov il Napoleone della sconfitta. Ma è
difficile decidere subito se la dissoluzione entro fine anno di tutte le strutture dell’exUrss, concordata
ieri con Eltsin, sia per Gorbaciov una resa totale o una vittoria dimezzata. Dipende dalla prospettiva
storica. È una resa perché ratifica il fallimento del sogno di Gorbaciov, mediatore tra passato e futuro
nel tentativo di rifondare l’Urss senza affossarla. È una mezza vittoria perché la nuova Unione di Eltsin
scavalca quel sogno ma ne rappresenta anche l’evoluzione. Nel vuoto dell’Urss, nessuno è in grado di
indovinare i tempi e i prezzi della più grande trasformazione dell’Europa moderna. Problemi
straordinari si pongono proprio nella massima indeterminatezza del potere postsovietico. Una crisi
economica di dimensioni epiche; 27 mila ordigni nucleari da garantire; una democrazia da far nascere
dal nulla; equilibri tutti da inventare tra repubbliche slave e asiatiche, con tensioni etniche che
settant’anni di comunismo avevano soltanto ibernato. Basti pensare che 27 milioni di russi vivono fuori
della Repubblica russa e che altri 70 milioni si trovano nei territori autonomi della Repubblica: come
dire che gli stessi russi, nerbo del dopoUrss, sono la prima delle grandi minoranze! In questi sei anni,
Gorbaciov ha fatto una rivoluzione di centro; un «virtuoso della centralità» lo ha definito l’ex
ambasciatore a Mosca Sergio Romano. Senza Gorbaciov, l’Unione di Eltsin rinuncia a quel centro che
soprattutto le Repubbliche asiatiche considerano tuttora una tutela contro l’egemonia della Russia. Per

un curioso gioco della storia, dove si affermò l’iperbole del potere statale si assiste alla sua dissolvenza,
dunque alla sua ambiguità. Il dopoUrss resta un presagio.
dicembre 1991