1989 febbraio 2 Ma questa non è la linea del Piave

1989 febbraio 02 – Ma questa non è la linea del Piave

Noi avevamo sempre immaginato che l’iniziativa popolare del referendum dovesse svolgersi in questo
clima:

1) le istituzioni ne verificano la correttezza formale e, alla fine, adotteranno decisioni

amministrative che a loro soltanto spetta;

2) i partiti esprimono scelte in ogni caso legittime e rispettabili, anche quando – come ha fatto la
Dc – rovesciano il meccanismo chiedendo che sia la base a fornire al partito il verdetto non il
partito a condizionare a tavolino il voto;

3) l’opinione pubblica offre sia alle istituzioni che ai partiti un dibattito tanto più utile quanto più
vigoroso: all’unica vera, seria tavola rotonda sul destino di Venezia e Mestre non si può a questo
punto che invitare la «popolazione».

Evidentemente ci siamo sbagliati; le cose non stanno andando così. Troppe consulenze, per quanto di
gran rispetto; troppo affanno a spaccare in quattro il capello; troppo allarme, troppa confusione, troppe
rincorse a tempo ampiamente scaduto, quando noi tutti abbiamo invece bisogno di pesare un disagio di
fondo che, nonostante il preavviso di dieci anni fa, non ha trovato né risposte né attenzione.
Il referendum non è la linea del Piave, ma può diventarlo per colpa dei suoi censori. Meno male che
alla fine anche i saggi si sono saggiamente emendati: il referendum s’ha da fare, senza barricate.
febbraio 1989