1988 novembre 3 Ciò che non si può perdonare

1988 novembre 03 – Ciò che non si può perdonare

Dopo otto anni sta forse prendendo corpo la verità sul Dc-9 abbattuto a Ustica con 81 persone a bordo:
siamo dunque in perfetta media con i tempi di accertamento delle stragi all’italiana.
Gli Usa impiegarono 15 giorni a ricostruire al millimetro l’errore che guidò un loro missile contro un
inerme airbus iraniano in volo sul Golfo Persico; persino l’Urss, dopo qualche giorno di staliniano
silenzio, confessò al mondo di aver deliberatamente tirato giù un jumbo sudcoreano per aver violato lo
spazio aereo: in Italia non c’è trasparenza che tenga; quando si trattò di affrontare lo scomodo mistero,
ogni risposta annegò in mare mentre per gli inquirenti l’impresa più ardua fu di evitare il depistaggio da
parte di chi avrebbe dovuto al contrario aprire la pista buona.
Noi non siamo in grado di stilare perizie a tavolino e sappiamo anche che la tecnologia, militare o
civile che sia, spesso risulta meno onnipotente di quanto non si creda: se così non fosse, mai l’aereo da
turismo del tedesco Rust avrebbe per esempio bucato i cieli di mezza Urss atterrando beatamente sulla
Piazza Rossa. È insomma sempre possibile che coincidenze estreme si sommino a disfunzione
tecniche; ma nel caso di Ustica sembra che la fatalità superi ancora una volta se stessa: di più non si
può.
Radar che vanno in vacanza giusto nei pochissimi secondi della tragedia; alti radar che guardano
dall’atra parte; altri ancora di cui si ignora l’esistenza. Fin dal 1981 tutti sanno, a cominciare dall’ex
ministro della Difesa Lagorio, che il volo dell’Itavia è stato mortalmente lacerato da un missile senza
che una sola voce dell’apparato militare Nato o italiano si levi – anche solo titolo di ipotesi e di
contributo alla ricerca – per illuminare quell’attimo. Di silenzio in reticenza, di segreto militare in
segreto istruttorio, nulla sarebbe mai più affiorato se il dolore dei familiari e la meticolosità dei
magistrati non avessero premuto senza pausa sulla coscienza politica e civile del Paese.
Missili o radiobersagli non partono da soli; qualcuno ha sbagliato e, quel che è infame, ha sbagliato e
taciuto, contravvenendo alle regole dell’onore che permettono di spiegare, prevenire, progredire anche
nei lutti. Otto anni dopo, tutto può essere ricondotto alla fatalità fuorché la menzogna, così vile, così
inutile. La sola imperdonabile.
novembre 1988