1988 luglio 02 Un rapporto tra etica e politica

1988 luglio 02 – Un rapporto fra etica e politica
MESTRE. L’uomo politico dc aveva 58 anni
La morte di Degan
Era stato tre volte ministro (Sanità e Marina)
Si era battuto per i trapianti e contro il fumo
Non sapeva chi fosse Machiavelli, pensava che i mezzi si dovessero piegare al fine. Quando, il 19
giugno scorso a Venezia, lesse il suo testamento politico, l’aggettivo più frequente di quelle sei cartelle
dattiloscritte fu: «cristiano». Costante Degan ha sempre lavorato come se il rapporto fra etica e politica
fosse, oltre che possibilità laica, una questione di fede.
Riferendosi alla lunga, lacerante crisi al Comune di Venezia, ha rivendicato un «lineare e semplice
comportamento». Gli piaceva stare sulla barricata della gente comune; era il più sociale dei dorotei; tra
una Dc moderata o popolare, preferiva di gran lunga la seconda. Forse per questo si trovava a suo agio
più con l’opposizione comunista che socialista o verde: perché meglio allenato alla certezza degli
opposti e alla stabilità dei grandi numeri che al movimento e al pragmatismo.
Tra politici di mestiere, Degan è uno di quelli che hanno onorato questa difficile e depauperata
professione. A costo di passare per ingenuo, non ha mai abusato del potere: se c’è una cosa che proprio
non gli stava indosso era la disinvoltura, la spregiudicatezza. Lui le chiamava «cinismo».
Sulla politica non ha nemmeno fatto la cresta. In tanti anni d’impegno, anche il più ingeneroso dei suoi
avversari mai gli ha negato il riconoscimento dell’onestà: che non è un valore moralistico, buttato lì per
prendere qualunquisticamente le distanze dalla partecipazione pubblica, ma faticosa virtù, sforzo di
resistere all’ambiguità del potere e alla tentazione – così umana e così perversa – di considerare il bene
di clan o di corrente o di partito o di lobby.
Parlamentare o ministro, ha lavorato da veneto senza provincialismo veneto. Quando ha dato il via
libera ai trapianti o ha chiesto manager per le Usl, faceva sue esperienze avanzate, portando
nell’amministrazione il segno di una formazione anche tecniche. L’ing. Degan sapeva che l’efficienza e
il progresso osservano regole non riti.
Il suo congedo è stato un esempio di dignità, come se la malattia non meritasse nemmeno un ultimo
attimo di attenzione. E’ riuscito a considerarla – pur se definitiva – marginale rispetto all’impegno.
Venezia, il Veneto, il Paese hanno perduto un politico e un uomo per bene.

luglio 1988