1988 dicembre 20 Un lusso di troppo

1988 dicembre 20 – Un lusso di troppo
Alzi la mano chi non ha detto almeno una volta che le Usl sono allo sfascio; che la riforma della
riforma sanitaria è la più urgente delle riforme. Dopo un viaggio nella sanità Usa, Degan concluse che
l’unica soluzione consisteva nell’affidare le Usl ai «manager». E venti giorni fa alla Camera il ministro
Donat Cattin ha testualmente dichiarato di non essere in grado di rispondere a 800 interpellanze e
interrogazioni parlamentari a causa della «farraginosità del sistema sanitario»: in sostanza, le Usl
nemmeno si curano delle richieste di chiarimento del ministero.
Così, le Usl sono gli enti di gestione più inquisiti della magistratura, come a Padova. Su di esse si
esercitano a fatica, come a Padova, le istruttorie dei funzionari dello Stato, inviati a fare i notai a
scoppio ritardato perché, tenuto conto della vischiosità e della burocrazia del sistema, chi ha dato ha
dato e chi ha avuto ha avuto. Al massimo, le incursioni negli archivi servono a smorzare futuri appetiti.
In genere, ce la prendiamo con il ministro di turno. Se tace sul degrado della sanità pubblica, lo si
sospetta di favorire sotto sotto i rampanti interessi di quella privata; se sceglie la strada dell’auto-
denuncia (come Donat Cattin), lo si invita per coerenza alle dimissioni. Alla classe politica, sia
Governo che opposizione, serve per far credere che l’inerzia di anni dipenda dal povero diavolo che si
prende il peggior dicastero sulla piazza e non dall’allergia a intaccare per legge uno dei santuari della
partitocrazia.
Un nostro cronista ha di recente chiesto al boss locale di una delle Usl venete se avesse in programma
di lasciare l’incarico; rispose che poteva anche pensarci, ma allora il partito – anzi la corrente – gli
avrebbe dovuto «garantire» una poltrona in banca. Non si potrà mai parlare di efficienza finchè la
selezione in posti di straordinaria valenza sociale partirà da un solo presupposto; la cosa pubblica come
cosa loro.
L’inchiesta sulla Usl 21 di Padova è un «interno di famiglia» molto eloquente anche perché si tratta
della numero 1 del Veneto e sta a dimostrare che, tra una spesa e l’altra, c’è un po’ d’Irpinia
dappertutto. Non a caso lo stesso Donat Cattin, sempre alla Camera, ebbe ad ammettere: «Nella sanità
c’è solo una stima di bilancio vero e proprio»…
I furbacchioni ci saranno sempre, pubblici e privati, ma che lo Stato tenga loro il sacco è un lusso di
troppo.

dicembre 1988