1988 aprile 17 Quella terribile confusione

1988 aprile 17 – Quella terribile confusione

Siamo ritornati indietro di dieci anni, a Moro. Le Brigate rosse hanno ammazzato un senatore
democristiano, esperto in affari costituzionali, l’uomo che aveva elaborato per il programma del
governo De Mita la parte più innovativa e delicata, quella delle riforme istituzionali. Hanno ucciso un
tecnico della politica, un cervello, uno di quegli intellettuali che – ai margini della scena – suggeriscono
in quale direzione far camminare la democrazia.
Le Br si sono spostate in provincia, sono andate a scovare la vittima a casa sua, senza pedinamenti
urbani. Ma soltanto due mesi e mezzo fa, alla fine di gennaio, i carabinieri avevano sventato il
rapimento di De Mita: la cattura di un terrorista e il sequestro di documenti dimostrarono che il leader
della Dc era quotidianamente seguito, con appostamenti in tre posti fissi e turni di dieci minuti. Gli
investigatori calcolarono che tale ricognizione non poteva impegnare meno di 50 persone, tra brigatisti
e fiancheggiatori.
La Dc, il Governo, il riformismo, le trasformazioni, le possibilità di crescita sia degli spazi politici che
nelle sfide economiche? È molto difficile decifrare il senso dei bersagli scelti dalle Br. Su un punto non
sono ammessi dubbi: le vecchie Br hanno lasciato in eredità altre Br, feroci quanto le prime e ancora
più tenebrose nell’ideologia. Non sono schegge impazzite; sono il frutto maturo di un fenomeno che la
corsa al pentitismo e l’impudenza del perdonismo hanno fatto rimuovere troppo alla svelta dall’ordine
del giorno della nostra sicurezza.
Abbiamo perso tempo, abbiamo fatto confusione tra vittime e assassini. Mentre le nuove Br pedinavano
De Mita, il presidente dell’internazionale democristiana Piccoli chiedeva «comprensione da parte dello
Stato» per le vecchie Br. E le vecchie Br erano dalla mattina alla sera in televisione e sui giornali, a
ripetere un decrepito «messaggio politico» senza un velo di emozione verso chi quel messaggio aveva
pagato con la vita, senza colpa, per nulla. Abbiamo celebrato l’anniversario di Moro attraverso la
memoria dei terroristi invece che con la coscienza di un dramma di democrazia.
La strage di Napoli, l’esecuzione di Forlì: è ancora emergenza e siamo in pericolo. Fare politica torna
ad essere un accanito esercizio di prevenzione; non possiamo riconsegnare la vita civile al terrore
interno o mercenario.
aprile 1988