1987 luglio 2 Il potere sotto il gilet

1987 luglio 2 – Il potere sotto il gilet
Così come sta, il Parlamento italiano è una istituzione ammalata, i cui membri sono troppo poco
«rappresentanti del popolo» e sempre più commessi delle corporazioni. A pochi giorni dalle elezioni,
mentre si profilava il boom del voto di preferenza, un deputato ci confessava: «Fare buona politica non
conta; se vuoi consenso sicuro, oggi devi impegnarti a sostenere a Roma interessi di categoria». I mali
del Parlamento sono più d’uno, come ha denunciato con chiarezza il nostro Alberto Sensini, ma è
probabile che sulle riforme istituzionali invecchieremo tutti come e più di Aldo Bozzi. Perché
l’egoismo sconsiglia ai piccoli partiti aggregazioni in nome del «governo delle cose», finalmente al
riparo dai miti di simbolo. E perché, pur nell’instabilità latente, il potere mette alla fine tutti d’accordo,
come risulta ad esempio da un’indagine dell’Isis sui 642 presidenti delle Usl e sui 5 mila membri dei
comitati di gestione che amministrano i 38 mila miliardi della sanità. Da solo il pentapartito controlla
oltre l’80% del sistema, con netta prevalenza Dc-Psi e con strepitose punte democristiane nel Veneto e
nel Trentino. Fateci caso: durante la campagna elettorale sembrava che tutti morissero dalla voglia di
aggiornare il sistema, e alla svelta anche. Oggi tutto ritace come prima e, nonostante l’ulteriore
frammentazione e l’on. Staller, non ci sono indizi che la decima legislatura riformerà se stessa.
Dobbiamo convivere con le anomalie, che riguardano anche l’opposizione. Basti pensare che 38 delle
45 grandi leggi approvate tra il 1983 e il 1987, pari all’84%, sono passate anche con il voto comunista.
Non per nulla, con il realismo di chi annuncia per la sua azienda un utile di 2.162 miliardi, Gianni
Agnelli ha così inquadrato il futuro governo: De Mita e Craxi dovranno rimettersi d’accordo ma
rispetteranno la consolidata tradizione della politica italiana di tenere «sempre una misericordia sotto il
gilet». Cioè quel pugnale a lama lunga e sottile che serviva ai cavalieri medioevali per dare il colpo di
grazia all’avversario già disarcionato. L’ultimo paradosso è questo: mai come oggi chiediamo tanto al
Parlamento e mai come domani sarà difficile ottenere risposte. Il 14 giugno ha dato dinamismo alla
politica e messo ancora più alle corde la partitocrazia.
2 luglio 1987