1987 dicembre 13 Le due paure

1987 dicembre 13 – Le due paure
In camicia nera o in doppiopetto, non si è mai accorto che il mondo cambia. Tutto si potrà imputare a
Giorgio Almirante, tranne l’incoerenza: ha sempre marciato all’indietro.
Congedandosi dopo 18 anni dalla guida MSI ha detto: «Al fascismo noi ci riferiamo non per nostalgia,
ma perché il fascismo oggi è avanti, non un ricordo ma un traguardo». Anche il suo delfino, Gianfranco
Fini, 35 anni, non ha dubbi: «Dobbiamo essere sempre un passo avanti come ci ha insegnato il
fascismo». Dio li fa e li accompagna.
Che cosa sia questo «avanti» non si riesce a capire, ma di sicuro odora di vecchio cassetto, lasciato lì
chiuso per anni, senz’aria. E’ quel po’ d’Italia che, senza distinguere tra «fascismo regìme» e «fascismo
movimento» come vorrebbe Almirante, prova una segreta tenerezza di fronte a un paio di stivali ben
calzati, che ritiene il Sistema da abrogare non da riformare, che gusta i vantaggi della democrazia e non
è altrettanto disposto a sostenere le relative fatiche.
Il fascismo o diventa regìme o resta qualunquismo; della democrazia o decreta la fine o vive ai margini.
Il «fascismo movimento» di Almirante è fermo, non serve né a emendare le cose che non vanno. E’ il
passato remoto della protesta, una destra che ignora la grande tradizione conservatrice perché nasce
liberale.
Anche il sì del Consiglio di Stato al ritorno in Italia dell’ottantunenne Maria José di Savoia, lungi dal
testimoniare la liberalità del nostro Paese, illumina il suo anacronismo per il ritardo e l’incompiutezza
del gesto. E qui il senso del vecchio viene dalla stessa Costituzione Repubblicana,che il 27 dicembre di
quarant’anni fa fu firmata e controfirmata da De Nicola, Terracini e De Gasperi.
Come possiamo attenderci con urgenza le riforme istituzionali quando in un’Italia che s’interroga sul
2000 sopravvivono «disposizioni transitorie» (sic!) per negare l’ingresso e il soggiorno ai membri di
Casa Savoia? Come menar vanto per l’autorizzazione a Maria José quando suo nipote, un ragazzino di
15 anni, Emanuele Filiberto principe di Venezia, resta esiliato come «discendente maschio»? Quale
culla del diritto è mai questa se una decisione tardiva, che per eleganza andava presa all’unanimità, ha
trovato 29 voti contrari sui 64 espressi dai giudici amministrativi del Consiglio di Stato?
Il tocco di nobiltà viene soltanto dai professori della facoltà di giurisprudenza dell’Università di
Padova, Giambattista Impallomeni, Leopoldo Mazzarolli e Sandro Gherro, patrocinatori di Maria José.
I tre giuristi, nel precisare in un’intervista al nostro giornale che non presenteranno la parcella, hanno
spiegato di aver inteso «servire non tanto Casa Savoia, quanto un principio primo di civiltà giuridica».
C’è del decrepito in Italia, e ci tiene prigionieri: per paura del futuro, nel caso del «fascismo di
movimento» di Almirante; per paura del passato, nel caso delle «disposizioni transitorie» su Casa
Savoia. Fortunatamente, la Repubblica è molto più forte delle paure tanto dei suoi oppositori quanto dei
suoi burocrati.

dicembre 1987