1986 ottobre 21 Nelle Tre Venezie è già Duemila

1986 ottobre 21 – Nelle Tre Venezie è già Duemila
Non servono le fughe in avanti, la progettualità a trazione anteriore, quel modo di fare politica che
collocando le Grandi Idee nel futuro paralizza l’oggi e sconfina nell’astrazione. Più che di visioni, si
avverte uno strepitoso bisogno di programmazione, unica in grado di dare corpo alla fantasia. Per le Tre
Venezie è un grande momento, di progetti, di scelte, di gestione, che richiedono un patto di ferro tra
amministratori e imprenditoria oltre che un consenso capace di ridurre le litanie di partito, i dosaggi di
corrente, la libido di tangenti. Il Duemila non promette palingenesi; rappresenta molto semplicemente
una data già dietro l’angolo, il fascino di «darsi una scadenza» direbbe De Michelis. Per gli anni
novanta Venezia ha chiesto l’Esposizione Universale (la contrazione «Expò» non piace a Visentini);
Cortina le Olimpiadi dell’inverno. Il vertice dei Paesi industrializzati porterà l’anno prossimo
cinquemila giornalisti da tutto il mondo e fin d’ora Feliciano Benvenuti sostiene essere «giunto il
momento per proporre Venezia come sede di organizzazioni internazionali e cioè come sede
permanente e non occasionale di incontri». Il Veneto e Venezia lo sono stati con la prima
sperimentazione di Europa Genti, che espande la stessa filosofia della comunità internazionale Alpe
Adria cui aderiscono, con Friuli-Venezia Giulia, Trentino e Veneto, regioni austriache, jugoslave,
tedesche, ungheresi. «Nessuno più di noi – osserva il presidente friulano Biasutti – sa vivere e superare
i confini». Un Veneto caratterizzato dallo sviluppo dei soggetti finanziari ha all’ordine del giorno la
ristrutturazione del porto di Venezia, il decollo dell’aeroporto di Tessera finalmente smembrato
dall’abbraccio mortale del porto, la Padova Sviluppo che con due milioni di metri cubi di costruzioni
immagina la città nuova della commercializzazione e del terziario, l’espansione del polo Vicenza-
Verona, uno dei segmenti portanti dell’economia italiana. Non per nulla la programmazione del Veneto
sarà presentata a Verona mentre Bernini è solito ricorrere a un paradosso per ribadirne il fondamentale
ruolo: «Proviamo a fare un’operazione di pochi chilometri, spostare Verona a Peschiera e viceversa: il
Veneto perderebbe a vantaggio della Lombardia la sua insostituibile porta, un punto cardinale. Il
policentrismo del Veneto è totale e integrato, chi tende a parcellizzarlo va contro la storia». La stessa
«area metropolitana» Treviso-Mestre-Padova richiede respiro, non separatezza: e il caso emblematico
del Terraglio, la strada assassina, accelera la richiesta di snodi in assenza dei quali si rischia di portare
al collasso non soltanto la sicurezza dei traffici ma anche il ritmo di crescita. Senza dimenticare, alla
vigilia del via al progetto sull’Esposizione Universale, che l’Arsenale di Venezia non potrà che
rappresentarne la reception mentre sarà su quell’«area metropolitana» che l’Esposizione dovrà
funzionare da motore del duraturo non certo dell’effimero. Lo scenario propone un Veneto
compensato, da Venezia a Verona, dalla montagna al Po, quando sta per partire anche l’impresa di
rovesciare il destino di Venezia salvaguardandola per il prossimo millennio. Prendono il via in questi
giorni, attraverso il consorzio «Venezia nuova» – pool privato e pubblico –, lavori che in alcuni anni
finiranno con l’investire diecimila miliardi per fermare il degrado della laguna, vincere le acque alte,
ridare impulso alla città della cultura, del turismo e dello scambio: un’opera che può essere paragonata
al raddoppio dell’Autosole o al ponte sullo stretto di Messina. Il Friuli-Venezia Giulia è penetrato nel
cuore d’Europa con un’autostrada costata 14 miliardi a chilometro. Pensa a nuovi trafori, al raddoppio
della ferrovia. È all’avanguardia negli incentivi all’occupazione, nei servizi d’informatica, sta
lanciando la «banca d’affari» a sostegno delle imprese, preme per un disegno di grande portualità da
Venezia a Trieste alla Mitteleuropa. E Trieste colmerà la sua mancanza di territorio e di industrie oltre

che la sua «senilità» trasformandosi nella città della scienza, della fisica e dell’astronomia quale è già,
della ricerca applicata quale sarà con la costruzione del sincrotrone da 150 miliardi. Fantasia,
programmazione, gestione: le Tre Venezie si potranno permettere tutto, tranne che il piccolo
cabotaggio e orizzonti lottizzati. Qui si nobilita la vera Politica.
5 ottobre 1986