1986 novembre 19 Grillo bisogna tornare al buffone di corte

1986 novembre 19 – Grillo bisogna tornare al buffone di corte

Alla voce «Critica» del Dizionario Filosofico Voltaire diceva: «Il pubblico perdona la malignità agli
uomini di spirito perché pensa solo a divertirsi».
Con Craxi abbiamo finalmente trovato un socialista decisionista ma voltairiano che allo scherno
risponde con una provvidenziale dose di noncuranza: «Si tratta di un caso non di un dramma», ha
osservato a proposito del Grillo parlante.
Il quale, bravo come pochi, ha avuto il torto non di far satira anche insolente – sennò che satira sarebbe?
– ma di spararla a muso duro, lasciando negli spettatori più imbarazzo che voglia di sorridere.
Aggiunge Craxi: «Sarebbe stato grave se i dirigenti responsabili della trasmissione lo avessero
autorizzato». Però, si possono stabilire i confini della satira politica con un palinsesto della Rai? La
risposta è molto dubbia perché l’evoluzione del costume cammina con tale rapidità che in tribunale a
Roma si sta in questi giorni riabilitando «Ultimo tango a Parigi»: nel giro di pochi anni, quello che fu
giudicato un film da rogo oggi non turberebbe più il comune senso del pudore.
Forse non sarebbe male introdurre, come correttivo ai riti del Potere, i lazzi di Stato, la satira in carta
bollata, con tanto di autorizzazione. Il che in fondo succedeva già duemila anni prima di Biagio Agnes
& Berlusconi. In una commedia di Aristofane, Deceopoli – che era un Grillo del tipo Fantastico –
prendeva in giro come se niente fosse il temibilissimo Lamaco. Per non parlare poi dei buffoni,
introdotti ufficialmente a corte sei secoli fa.
Mica erano sempre tonti o deformi, attori del grottesco. Spesso inquadrati, con tanto di qualifica, una
specie di parastato, erano spiritosi, arguti, sfottenti, con la scusa di scherzare dicevano cose turche, cioè
vere. Quel cervellone di Ludovico Muratori ricorda che con i buffoni i gran signori miravano anche a
«udire qualche verità ridendo, che niun altro avrebbe osato di porgere alle lor delicate orecchie».
Il tormento della Rai è allora diverso: deve per forza riuscire a lottizzare anche il buffone, in modo che
rida dei partiti non in base ai supposti vizi ma in proporzione ai voti raccolti. A ognuno il suo grillo.
novembre 1986