1986 giugno 7 Mondiali Messico 86. Freud

1986 giugno 7 – Freud

Intanto, Galli non è Zoff.
Per trovare uno come Zoff devi retrocedere a Jascin, Banks, Maier. Gli assomiglia per freddezza il
sovietico Dassaiev, che rispetto al nostro ex possiede più stile e meno potenza.
Se rende meglio tra i pali, Galli non vale in uscita nemmeno Tancredi. Il quale, pur emotivo, ha più
assuefazione ai grandi match senza appello.
Ma non c’è verso, Bearzot si sente orfano di Zoff, l’unico che avrebbe potuto attendere Maradona da
pari a pari. Zoff avrebbe “sentito” l’argentino ma quest’ultimo avrebbe “sentito” lui. Soprattutto
fluido e magnetismo rispettano il rango.
Molti confondono la classe con lo stile o il tocco o l’eleganza della corsa. La classe non coincide con
l’estetica, anzi è un assemblaggio: ne fa parte “il mestiere”, qualità gelatinosa che vuol dire tante
cose, esperienza, savoir fair, respirazione tonica, senso storico, anche un pò di ruffiana deferenza
verso l’arbitro che non è importante avere a favore ma almeno non contro.
Vierchowod non ha ancora il mestiere di Collovati, Bagni di Oriali, De Napoli di Tardelli, Di Gennaro
di Antognoni. Anche qui Bearzot si trova vedovo di un qualcosa di inesprimibile. Né potrebbe essere
altrimenti, perché di tanto in tanto le mamme si riposano per non forzare il dolce ricambio delle
generazioni.
Ma anche gli eroi, soprattutto loro, possono essere stanchi. Ieri sera è toccato al Brasile con l’Algeria.
E l’Italia campione del mondo ha sofferto un lungo, interminabile attimo di panico: con l’Argentina
non si fidava alla fine, non dico di attaccare, ma nemmeno di giocare.
Peccato che Freud non abbia psicanalizzato il football