1985 marzo 28 L’illusione è tornata in archivio

28 marzo 1985 – “L’illusione è tornata in archivio”
Il feretro degli anni di piombo ripassa davanti ai nostri occhi mentre l’Italia «indecisa a tutto» si
azzuffa sui decimali e sul referendum piegando ogni scelta, a cominciare dall’alluvione di leggi e
leggine, al tornaconto elettorale del 12 maggio. Nemmeno il terrorismo sceglie mai le sue date per
caso; nei suoi disegni di eversione mostra un fiuto terribile. La strage del treno, il mirino sugli agenti
dei Nocs, la riorganizzazione dei commandos neri dei Nar, gli attentati a dirigenti di istituti di pena,
vecchie bombe e nuove sigle, l’intimidazione ai giornali, l’efficienza omicida delle Brigate rosse ora
collaudata contro un professore di università più noto per la consulenza al sindacato Cisl: il 1985 è
riuscito ad essere un anno tragicamente nuovo e ieri, da Roma a Rovigo a Messina, un’illusione è
tornata in archivio. Non la nostra democrazia, ma la qualità della nostra democrazia corre sanguinosi
pericoli. Nessuno fu più tempestivo di Craxi nel segnalare qualcosa peggio di un sospetto. Nessuno è
più fermo di Scalfaro nel tessere una strategia finalmente comunitaria contro l’euroterrorismo. In questi
ultimi tre mesi, tutte le inquietudini hanno trovato conferma, a tal punto che parlare oggi di colpi di
coda o di ultimi fuochi significa sottovalutare il fenomeno per la seconda volta, senza aver imparato
nulla dalla prima. Mentre il terrorismo «storico» vede processata nelle aule-bunker la propria sconfitta,
sono la precarietà stessa delle istituzioni, la corruzione pubblica, la pochezza di senso dello Stato che
emerge dalla politica italiana a offrire comodi pretesti a chi fa coincidere la democrazia con le sue
omissioni, la libertà con le sue degenerazioni. Il ritorno del tritolo e del grilletto non richiede soltanto la
presa di coscienza da parte di chi aveva abbassato la guardia. È un monito a disarmare la violenza
attraverso una pratica rigorosa del potere: anche come «malattia infantile», l’estremismo rosso o nero
infila i propri lutti nelle crepe di una società spesso distratta e inadempiente. Contro terrorismo, contro
camorra e mafia, contro P2 e seminatori di tangenti, le armi efficaci restano sempre due: la repressione
attraverso buoni apparati e buoni magistrati; la prevenzione attraverso la credibilità della vita pubblica.
Solo lavorando su entrambi i livelli si può sperare in successi duraturi, tali da ridurre al minimo anche
l’euroterrorismo d’importazione. Oltre che povere vittime, il terrorismo sta massacrando chi –
attraverso un difficile tormento cristiano – aveva tentato di percorrere in questi ultimi tempi
l’insondabile sentiero della giustizia e, insieme, del perdono.