1985 giugno 30 Quella voce schietta

30 giugno 1985 – Quella voce schietta (Pertini)
Era stato eletto Presidente della Repubblica al sedicesimo scrutinio. Dopo sette anni, lascia il Quirinale
alla svelta, anticipando i giorni della successione di Cossiga. Qualcuno ha espresso riserve
sull’opportunità costituzionale dell’anticipo delle dimissioni ma Sandro Pertini, da uomo sincero, ha
l’aria di non sentirsi più a proprio agio in casa altrui. Pertini ha creato un tipo di Presidente e un
personaggio ai quali non può che restare fedele anche nel congedarsi. Il Capo dello Stato ha dato
sistema nervoso all’istituzione; ha abituato gli italiani a guardare alla sua carica con confidenza. Ora
che se ne va, sceglie ancora una volta tempi e modi, non si fa scegliere. Attraverso Pertini l’uomo della
strada ha intuito che il Quirinale non aveva affari riservati, forse nemmeno una privacy. Non era il
“Palazzo”, e se mai lo fosse diventato, Pertini si sarebbe ritrovato di colpo all’uscio, come uno sfrattato.
«Il massimo della contestazione viene dal massimo delle istituzioni» osservò un giorno De Mita,
cogliendo un segno distintivo del pertinismo. Far sentire alla gente che la politica non era segregata né
conformista né tanto meno occulta; che si poteva incalzare il Potere anche dall’interno; che in ogni caso
c’era una voce pronta a provocare qualunque imbarazzo costituzionale o formale pur di rappresentare il
Paese persino nelle sue contraddizioni. Quelli di Pertini sono sette anni che lasciano impronta. Il più
anziano dei Presidenti è stato il più dinamico; si è fatto sentire qualche volta in più piuttosto che correre
il rischio dell’assenteismo. Se è parso assai più giovane della sua età, non lo deve né ai ragazzi ricevuti
a centinaia di migliaia né alla scappata con il Papa sull’Adamello: semplicemente a Pertini capita
spesso di pensarla come i giovani. Quando li vede manifestare contro gli incubi della guerra nucleare
dichiara: «È troppo facile dire che sono strumentalizzati. Io sono con loro, scendono in piazza per
difendere il loro avvenire». Politico di parte, con alle spalle una storia personale molto caratterizzata,
Pertini ha potuto passare per «il presidente di tutti» grazie alla schiettezza. Gli italiani perdonano tutto a
patto che uno si confessi per quello che è: Pertini ha fatto il Presidente della Repubblica senza bluffare.
Nella peggiore delle ipotesi era l’impulso a impedirgli il calcolo. «Via i disonesti dalla politica» ripeté
una volta. Si riferiva tanto ai ladri quanto ai bari: soprattutto di questa invettiva dovremo per sempre
gratitudine a Sandro Pertini.
30 giugno 1985