1985 gennaio 29 Abolire ogni personalismo

29 gennaio 1985 – “Abolire ogni personalismo”
A differenza dello Statuto Albertino, che lasciava molte cose nel vago, la Costituzione Repubblicana ha
voluto precisare con pignoleria i compiti del Capo dello Stato, così da non generare equivoci o giochi
di prestigio. L’art. 92 della Costituzione afferma che «il presidente della Repubblica nomina il
presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». È tesi prevalente, pur se non
unanime, che – non facendone minimamente menzione il testo costituzionale – il Capo dello Stato non
possa chiedere ufficialmente le dimissioni di un ministro. «Il Capo dello Stato non ha questo potere» ha
dichiarato ieri il liberale Aldo Bozzi, che presiede la commissione per le riforme istituzionali. Anche
Pertini lo sa ed è perciò da supporre che nella oramai famosa lettera, prima riservatissima poi resa nota
dal quotidiano «Repubblica», il Presidente non abbia esplicitamente chiesto a Craxi le dimissioni di De
Michelis per lo pseudo-incontro di Parigi con il latitante Scalzone. È assai più credibile che Pertini
abbia espresso in essa valutazioni di «opportunità» e di «incompatibilità». La richiesta di dimissioni
non era in potere di Pertini; il ricorso a valutazioni e la domanda di spiegazioni sono un suo diritto,
nonostante la delicatezza del cosiddetto «semestre bianco». Anche se il Presidente della Repubblica
non ha nessuna responsabilità politica diretta, l’art. 88 gli conferisce una facoltà molto influente: lo
scioglimento di una o di entrambe le Camere. Ma questa facoltà non la può esercitare negli ultimi sei
mesi del suo mandato, segno che la Costituzione si pose il problema di una conclusione molto prudente
del lungo settennato presidenziale. Non si può non tenerne conto. Quanto accaduto in questi giorni
sconcerta doppiamente l’opinione pubblica poiché amplifica la dissonanza tra Pertini e Craxi quando i
vertici dello Stato sono nel giro di pochi mesi chiamati a elezioni amministrative di forte sapore
politico e alla elezione del Presidente della Repubblica. Nel momento in cui servirebbe il massimo
della cautela, il Paese assiste a un nervosismo istituzionale per certi versi imperdonabile. La situazione
dell’Italia è forse tale da consentirle il lusso di lacerarsi su falsi problemi? Falsi perché, se è singolare
che Craxi dichiari inesistente il caso De Michelis mentre metà partiti ci polemizzano sopra, è ancora
più singolare che Pertini, allo scopo di riaffermare che quel caso esisteva eccome, lasci trapelare ad un
solo quotidiano – secondo un’opinabile procedura – l’esistenza di una molto riservata lettera a Craxi.
Ha perfettamente ragione Pertini affermando che la «verità» deve prevalere su qualsiasi altra
considerazione, ma anche la verità perde efficacia e credito quando i suoi canali sono politicizzati e non
al di sopra delle parti. Se facessimo chiarezza abolendo ogni personalismo, la gente sarebbe grata tanto
a Pertini che a Craxi. La verità lottizzata indebolisce lo Stato.
29 gennaio 1985