1982 ottobre 28 Che guastafeste questi svizzeri!

1982 ottobre 28 – Che guastafeste questi svizzeri!
All’Olimpico i campioni del mondo perdono per 1-0 la prima partita dopo la grande
impresa in Spagna

Italia – Svizzera
0 – 1
MARCATORE: 53’ Elsener.
ITALIA: Zoff, (46’ Bordon), Gentile, Cabrini, Marini (84’ Causio), Collovati (84’
Bergomi), Scirea, Conti, Tardelli (46’ Dossena), Rossi (31’ Altobelli), Antognoni,
Graziani; 2. Baresi, 8. Vierchowod, 17. Massaro, 21. Selvaggi.
SVIZZERA: Burgener, Luedi, Heinz, Hermann, Egli, Geiger, Wehrli, Favre,
Decastel, Sulser, Ponte, Elsener (57’ Braschler); 12. Berbig, 13. Weber, 14. In-Albon,
15. Maissen.
ARBITRO: Coelho (Brasile).
NOTE: angoli 4-3 per la Svizzera; serata mite, terreno in ottime condizioni; spettatori
paganti 28.666 per un incasso di 233 milioni 58.500 lire; fra le autorità presenti in
tribuna d’onore, il presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Dall’inviato
ROMA – Bisogna prenderla con un po’ di spirito: e allora diciamo che la Svizzera
sarà campione del mondo nel 1986! Altro che festa e felice commemorazione; è stata
una sera malinconica che dalla notte di Madrid sembrava distante non dico tre mesi
ma un paio di anni-luce. Di mundial non s’è visto assolutamente nulla, fatta eccezione
per alcuni scampoli di classe plasmata in pubblico da Zoff e Rossi.
Francamente molto poco e il primo a rendersene conto è stato Enzo Bearzot, che ho
visto sbalordito quanto noi in piedi, davanti alla panchina, le mani sui fianchi, come
per dire: ma mi state prendendo in giro, ragazzi?
Il fatto è che qui non c’è dolo. I quattro quinti della squadra sono fuori fase molto
platealmente confermando in nazionale la difficoltà della Juve, dell’Inter, della
Fiorentina in campionato: sono le tre squadre che fanno la nazionale di Bearzot.
Ma mi rifiuto di farne un drammone e di cominciare a pigiare sui tasti della portatile
come su un caricatore a tiro rapido. I neo-cavalieri della repubblica non sono in forma
e, nonostante le buone intenzioni, non sono mai stati capaci di ricreare un minimo di
atmosfera. Avevano sulle maglie gli stessi identici numeri del mundial, ma era
proprio l’unico aggancio rimasto loro con quegli stimoli.
La nazionale mondiale era sembrata un battaglione di paracadutisti, tutti per uno e
tutti contro il mondo. Avevano fatto gruppo, si erano ipercaricati, erano cresciuti tra
sguardi torvi e silenzi al cianuro. Ora debbono ricominciare tutto da capo, e non è
facile per nessuno andare in campo con l’etichetta di Migliori, obbligati a non
smentire mai favolosi ricordi.
La Svizzera s’è presa una soddisfazione magistrale battendo una squadra che non
aveva mai perso una sola delle 7 partite mondiali! La Svizzera ha giocato una partita
vera, corretta, ma non amichevole se a quest’ultimo aggettivo si attribuisce un accento
molle e disimpegnato. Gli svizzeri hanno inventato i formaggini in scatola e sono
tuttavia atleti di crosta dura. Hanno fatto gioco altruista, vigoroso, molto mobile,
pronti a raggrumarsi in difesa e altrettanto svelti a colpire in contropiede, come
accaduto con il rapido triangolo del gol-partita.
É bastata insomma una squadra di fiato lungo per mandare in piena crisi un’Italia che
non era parente né di quella di Madrid né di quella di Barcellona ma nemmeno di
quella di Vigo. La Nazionale di Roma è una squadra che deve ritrovarsi e che merita

tutta la nostra pazienza. Già le amichevoli non hanno mai esaltato gli italiani.
Figuriamoci quando, dopo mesi di iperboli e di sventolii tricolori, devi riprendere
confidenza con te stesso, misura, renderti conto che l’esperienza spagnola è
irripetibile e che tutto va riconquistato daccapo, rimettendo in ordine i gesti, le
marcature, gli spazi, il cuore.
Ora comincia il difficile, s’era detto alla vigilia, e in questo senso lo sberleffo portato
dalla Svizzera ci sta benissimo. Dà fastidio, è seccante, non ci piace e anzi fa a pugni
con il senso di una partita organizzata per allegria. Però è un pesce in faccia da
incassare con signorilità, senza mettersi a latrare. Sarà utile perché farà capire di
primo acchito che sui ricordi, nemmeno su quelli ancora bollenti, si può mai vivere di
rendita.
La Nazionale ha giocato slegata, poco concentrata, poco pratica e poco elegante,
come se si fosse ritrovata per un drink non per vincere una partita di simboli. Non ha
funzionato tatticamente anche perché ha perso Rossi, uomo-perno determinante non
solo in area di rigore ma in tutto il fraseggio d’attacco.
É una squadra che deve ritrovare tono muscolare e nervoso. Ha impostato pochissime
palle-gol ed è andata via via degradando. Fra cin-cin giustamente celebrativi e
immensi scarti di emozioni, la Nazionale ha giocato a Roma senza la sua prima virtù
spagnola: il senso collettivo, la freschezza finale, il campo percorso dai giocatori,
come il dito di Bearzot sulla lavagna delle tattiche.
Ora qualcuno mormorerà che è questa la vera Italia e quella del mundial fu soltanto
uno scherzo astrale. Non ci sto. Ho sempre sostenuto che vincere un mundial non
significa essere in assoluto i migliori del mondo; ora, dopo questa tristezza di partita,
non trovo né intelligente né pudico trarre conclusioni disfattiste.
Diamo agli azzurri il tempo di ritrovarsi sui loro livelli normali e aspettiamo che si
giochino il campionato europeo. Per quello li giudicheremo più seriamente. In fondo,
anche noi mentre scriviamo, avvertiamo che Roma non è Madrid: quella festa è finita
per tutti.

Pagelle. Da salvare Rossi e Zoff, ben 7 gli insufficienti

ZOFF 6,5 – Gli svizzeri lo cercano sul serio, con l’aria naturalmente puntuale di tirare
al monumento. Zoff è sempre prontissimo e quando gli si arrotola il pallone via dallo
sterno provvede Cabrini a difenderlo.
GENTILE 6 – Non degna praticamente di uno sguardo il suo svizzero d’ala. Se non
chiamano Maradona o Zico non se ne cura più! Scherzi a parte, l’ultimo Gentile
marcatore «alla spagnola» lo vidi di recente a Udine dove tenne Causio ringhiandogli
dietro per novanta minuti. Alla sera il Franco nostro, friulano honoris causa, si tolse
la canottiera e scoprì pizzichi e graffi. Ma da galantuomo, per codice d’onore non
obiettò: gli era stato benissimo l’amico Gentile su Maradona, gli doveva star bene
anche sulla propria pelle. Così fa la gente seria.
CABRINI 5,5 – Quando Cabrini non è ancora in forma si limita anche nelle
incursioni, precauzione tipica dei campioni dotati di autocritica. Il massimo Cabrini la
Juve e la Nazionale lo avranno, ci scommetto, a Natale. E scusate la rima.
MARINI 5 – All’Inter fa il battitore libero e si vede. Già era il soccorso tricolore
davanti davanti alla difesa di Bearzot; oggi fa sempre più voto difensivo. Dovendo far
gioco, Oriali (squalificato) vale il doppio di lui.
COLLOVATI 6 – Alla mezz’ora il Ct gli ha urlato: e allora?! Lui e Cabrini ballavano
tra centravanti e mezz’ala. L’urlo dell’Isonzo gli ha ridato un po’ posizione.
SCIREA 6 – Ha prestissimo capito che le due torri svizzere potevano ficcarci dentro i

gol e ha preso misura prudenziale nel tentativo, alla lunga fallito, di non rovinare la
festa alle immacolate tre stelle mondiali sul petto. Quindi, slanci contati, tutta prosa,
niente poesia.
CONTI 5 – Respira tifo di borgata e il ciuffo gli dondola sulla fronte come un
pennacchio. Ma non basta aver voglia di fare per fare. É ancora giù eppure la Roma lo
sa.
TARDELLI 5,5 – Dopo mezz’ora gli passa sopra un cingolato confederale e fa la fine
di Rossi Paolo. É ancora metallo opaco, come molti. E il suo è un ruolo che mostra
ogni sbavatura come la cipria a mezzogiorno.
ROSSI 7 – Il più a tono assieme a Zoff, ma stramazza presto sulla spalla destra
cercando il tuffo-gol a ridosso del palo. Ritrae il braccio come una pinna ferita e se la
coccola finché alla mezz’ora chiede scusa e se ne va. Temo per la sua presenza
domenica con la Juve ad Avellino. Di questi tempi Pablito ha la luna contro.
ANTOGNONI 5,5 – Lui alla finale di Madrid non c’era, avendo il piede lacerato. Per
rivalsa ha tentato qualche violenta randellata. Ha anche speso molto, dondolando via
via in mezzo al campo come una precaria foglia di stagione.
GRAZIANI 5 – Senza Rossi gli salta il metabolismo. Se lo chiamano a giochi stretti,
senza polmoni laterali, allora lo volete proprio ammazzare.
ALTOBELLI 5 – Il guardaspalle della Nazionale! A Madrid sostituì lo spallato
Graziani, qui Rossi idem come Graziani. Qualche giorno di valzer da centravanti,
senza musica.
DOSSENA 6 – Almeno vivo in una partita già declinante assai.
BERGOMI E CAUSIO – n.c.