1982 giugno 24 L’Italia passa (ed è già tanto)

1982 giugno 24 – L’Italia passa (ed è già tanto!)
Il pareggino con il Camerun ci manda a Barcellona dove martedì ci aspetta
l’Argentina

Italia – Camerun 1 – 1

MARCATORI: 61’ Graziani, 62’ Mbida.

ITALIA: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi,
Antognoni, Graziani (a disposizione: Bordon, Bergomi, Dossena, Causio e Altobelli).

CAMERUN: N’Kono, Kaham, Onana, N’Djeya, M’Bom, Aoudou, Abega, Kundé,
M’Bida, Milla, Tokoto (a disposizione: Bell, N’Guea, Toubé, N’Doumbe, Makongo).

ARBITRO: Dotschev (Bulgaria).

NOTE: cielo semicoperto, giornata di leggero vento, terreno in buone condizioni,
spettatori trentamila. Angoli 8-7.

Dall’inviato
VIGO – Le cose erano chiare come il sole. All’Italia bastava il pareggio ma, volendo
evitare il secondo impatto con i cannonieri di Brasile e Argentina, doveva tentare di
vincere il girone di Vigo, trovandosi poi con Belgio e URSS. Per far questo le
servivano cinque gol contro il Camerun. Ne ha fatto uno con Graziani, esattamente
dopo un’ora di partita. Troppo poco anche perché, dopo pochi secondi, era già
pareggio. L’Italia va a Barcellona per migliore differenza-reti.
Ha giocato la solita Italia, con la sola differenza di Oriali al posto di Marini, come
dire che non è cambiato assolutamente nulla. Oriali, che in genere spinge più di
Marini, è rimasto a cuccia quanto Marini. Una sorta di polizza d’assicurazione contro
gli infortuni difensivi.
L’Italia ha segnato una volta e impostato sette palle-gol, cinque nel primo tempo, due
nel secondo. Il nerissimo portiere in calzamaglia le ha sbattuto sulla traversa anche un
colpo di testa di Collovati, alla mezz’ora. L’elenco minuzioso serve a dimostrare che
qualcosa la squadra ha pur fatto.
Solo che ha giocato come in apnea. Quanto otteneva, portava addosso un segno
moscio, opaco, fin troppo attendista. Ciò contro uno stranissimo Camerun. Strano
perché sembrava che nessuno lo avesse avvertito che, per eliminare l’Italia e portare
l’Africa a Barcellona, doveva vincere, rischiare qualcosa, dimenticare gli 0-0 contro
Polonia e Perù.
Anche se l’Italia non lo schiacciava, il Camerun ha sempre tenuto il campo con un
rigoroso 5-4-1. L’uno si riferisce al centravanti Milla, privato di ogni possibilità di
successo in mezzo a una delle difese più forti del mondo. Quella italiana.
Probabilmente affaticato e convinto di non riuscire a sbarazzarsi del italiani, il
Camerun si è assestato sul suo secondo obiettivo: tornare in Africa imbattuto come
Polonia e Italia. Sentirsi eliminato soltanto per la differenza di un golletto in meno.
Aver fatto meglio del tanto strombazzato Perù.
Così il Camerun ha paradossalmente finito con il difendere il pareggio, cioè la propria
eliminazione!Temendo di soffrire goleada, ha fatto il gioco gradito all’Italia. Senza
imprevisti.
La cosa appare tanto attendibile che, non appena l’Italia è andata in vantaggio, il

Camerun si è avventato con cinque uomini in attacco, ottenendo di colpo il pareggio
con M’Bida. Che il gol ci sia parso in fuorigioco non muta la polpa del discorso.
Tanto per cambiare l’Italia istiga al turpiloquio, nel senso che omette sempre qualcosa
di fondamentale. O ha il gol difficile. O ha il gioco sterile. Poi, quando riesce bene o
male a impostare palle-gol di una solare chiarezza, le spreca senza remissione,
esibendo tutta una serie di indefinibili impacci in area di rigore.
Conti si è negato il gol più agevole della carriera (all’11’), trastullandosi da solo in
area nel puerile sospetto di essere in fuorigioco. Ma non lo sa che gli arbitri sono
spesso amabilissime persone e lasciano correre? Poi Rossi (al 16’) ha rinunciato a
girarsi sul tronco e a battere a rete un pallone seducente, di quelli che fece nel passato
la sua bellissima reputazione. Marcature all’italiana il Camerun non ne applicava,
fatta eccezione per i due baobab centrali posti su Rossi e Graziani. Il Camerun
applicava il modulo-foresta appena fuori la propria area. Così disposto, era più facile
batterlo dai corridoi laterali che frontalmente.
Il che, a dire il vero, l’Italia è riuscita a tentare. Con Gentile o Conti, alcuni notevoli
cross sono stati posti a disposizione dei due centravanti. Ma né Graziani né Rossi ci
hanno mai preso.
Curiosamente, il gol è anzi venuto da una combinazione privata tra lorsignori, le due
punte. Dall’ala sinistra, Rossi ha finalmente amministrato un pallone dosando poi di
destro un cross molto docile per la capocciata oramai stempiatissima del mai morto
Graziani.
Era l’ora esatta di gioco. Ripensando alla Polonia, che l’atro ieri mise in groppa al
Perù tre gol nel giro di cinque minuti, ci sarebbe stato il tempo teorico per aggredire e
tentare il miracolo della moltiplicazione dei pani. Ma non c’è stato nemmeno il tempo
di dire «a».
Il Camerun ha pareggiato con una percussione sulla quale Zoff mi è parso
eccessivamente attardato in uscita. E qui la bella favola è davvero finita. Qui l’Italia si
è resa al cento per cento conto che soltanto il pareggio era alla sua portata. Bene
preziosissimo da salvare con i denti, anche a costo di deludere pubblico e milioni di
telespettatori.
Bearzot scatta come una iena quando gli dicono che, tecnicamente parlando, questa
qualificazione a Barcellona è una «vergogna». Io non dico che è una vergogna
ricordando fin troppo bene che perfino nel buonissimo 1970 in Messico, la nazionale
passò ai quarti di finale con due 0 a 0 e con una risibile ciabattata di Domenghini tra
le mani di un portiere svedese di indimenticabile generosità.
Io non dico che è una vergogna, Osservo soltanto che, paradossalmente, certi
giocatori sembrano impegnatissimi in campo ad assolvere Bearzot! O sono modesti
per vocazione o diventano modesti per rendimento. Se stanno in bunker non segnano
mai; se tentano come ieri di manovrare, falliscono anche il più elementare tiro a
segno. Vogliamo imputare a un povero cristo di Ct, chiunque esso sia, anche tanta
ignavia in area di rigore?
Non abbiamo assi sprecati in tribuna, questa è la verità. Non è serio scannarsi per
Oriali o Massaro, e nemmeno per i Beccalossi o Pruzzo. Questa è un’altra verità. Alla
quale si aggiunge il caso-Rossi, ieri capace di una timida ripresa nel secondo tempo,
ma ancora distante dal determinare i triangoli in area avversaria.
É una nazionale a mezze tinte, che non può sentirsi sicura di nulla, nemmeno contro il
Camerun, tra l’altro rivelatosi migliore di quanto noi tutti sospettassimo. É una
nazionale di «casi», Antognoni compreso. É una nazionale che deve esaltarsi dei
progressi e dei risultati minimi.
A Barcellona va un’Italia timida, nella frustrata condizione di poter determinare la

semifinale a vantaggio di Brasile o Argentina in base alla differenza dei gol che subirà
dall’uno o dall’altra! Va a Barcellona, dunque, per un’esercitazione difensiva, in terra
di missione.
Attendiamoci piramidi in area e e gli ultimi contropiede del Mundial. Il pronostico di
Vigo non ci consente di sognare. O no?

Le pagelle di Giorgio Lago

Antognoni e Conti proprio insufficienti

ZOFF 6 – Ha avuto il piacere di palpare con mano un vero tiro del Camerun soltanto
al 58’. Il primo tempo per lui non è esistito. Ha sofferto il pareggio, quando ancora
l’Italia stava gustando l’1-0 di Graziani. Dalla tribuna il pareggio del Camerun mi ha
dato il sospetto del fuorigioco. D’altra parte, quando due africani si sono infiltrati al
centro, nei panni di Zoff avrei visto volentieri un’uscita più tempestiva. Insomma, il
vecchio Dino mi è parso leggermente sorpreso.
CABRINI 6,5 – Il Camerun teneva una sola punta al centro, ragion per cui i terzini
italiani hanno giocato ieri in singolare atteggiamento: avevano spazio per mollare
come meglio credevano la rispettiva zona, ma erano chiamati anche a istintiva
prudenza, bastando il pareggio. Cabrini è stato forse il più preciso nel modulare questi
due atteggiamenti.
GENTILE 6 – Più ancora di Cabrini si slancia sul corridoio laterale destro, nello
spazio solitamente occupato da Conti. Da quella posizione, soprattutto nel primo
tempo, serve cose egregie. Vedi al 3’ e all’8’. Lui stesso si mangia tuttavia un buon
destro al 23’ e rallenta col passare del tempo la spinta laterale.
ORIALI 6 – Forse perché s’era tanto parlato, la scorsa settimana, dell’esigenza di
spedirlo in campo a dare maggiore impulso alla squadra, Oriali era guardato con
particolare attenzione. In realtà, ha gestito la sua partita con molto senso tattico, senza
minimamente strafare in avanti. Sembrava insomma che non volesse assolutamente…
rubare per l’avvenire il posto a Marini, bloccato da una lieve pubalgia.
COLLOVATI 6 – Se l’è vista con l’unica, isolatissima punta del Camerun, il
centravanti esportato in Francia Milla. Milla è un avversario dalla protesta facile, che
prova a innervosire chi lo marca. Ha anche abbastanza mestiere e usa qualche abile
trucco di disturbo. Collovati non ci è quasi mai cascato.
SCIREA 6 – Ha cominciato con una sbavatura stilistica, a metà campo. Ha dosato una
partita di assoluto controllo difensivo, raramente immischiandosi in vicende non
propriamente sue.
CONTI 5 – Contro un Camerun che gioca a zona, trasformando quindi il centrocampo
in una terra di nessuno, Conti ha spesso lasciato il corridoio laterale per proporre
gioco dalla posizione di mezz’ala. Già scrissi la sera dell’amichevole di Parigi che
non è la sua specialità.
TARDELLI 6 – Un po’ scombussolato dalla disposizione tattica del Camerun. Lui
che è sempre abituato a giocare con un punto di riferimento ad personam, si vedeva
passare davanti un avversario sempre diverso, impossibile da seguire. Giocando di
posizione, è risultato abbastanza lineare e spedito.
ROSSI 6- – Negativo nel primo tempo, quando gli è riuscito ben poco. Ma ha l’alibi
parziale della cattiva giornata di Conti e della persistente incomunicabilità con
Antognoni.
ANTOGNONI 5 – Gioca a corrente alternata, Spara, soprattutto su punizione, destri
rombanti ma imprecisi. Serve qualche buon cross, tuttavia concedendosi pause troppo

lunghe. Non riesce a essere l’uomo-chiave di Bearzot.
GRAZIANI 6 – Sbaglia malamente un paio di gol, come del resto Rossi. Torna in
ogni caso al gol, come di recente gli era accaduto soltanto nell’amichevole di Praga,
in Portogallo. E si fa assolvere per quel suo modo di vivere la partita in maniera
accanita, mai spenta, tirata, anche se a volte non brillante. Mancando Bettega, lo
hanno chiamato a fare l’ariete, e lui lo fa come può.

CAMERUN

N’KONO
KAHAM
M’BOM
N’DJEYA
ONANA
AOUDOU
ABEGA
KUNDÉ
MILLA
M’BIDA
TOKOTO

7
6,5
6
6
6,5
6
6,5
7
6
6,5
5,5