1982 giugno 11 Una marea di stupidaggini sugli azzurri

1982 giugno 11 (Il Gazzettino)

Nazionale e stampa in rotta di collisione (come sempre dal Cile ‘62): il clima è pesante

Una marea di stupidaggini sugli azzurri

La patetica retromarcia di Massaro
Panico per due giorni senza Rossi
Giocatori coalizzati contro lo scandalismo

Dall’inviato
PONTEVEDRA – E’ una tradizione. Trovandosi a convivere in cattività, spalla a spalla per giorni e
giorni ma con obbiettivi diversi, nazionale e stampa vanno presto in rotta di collisione. Non c’è
tricolore che tenga; è sempre successo così da almeno 20 anni, dal Cile 1962 a oggi. Con la
differenza che il deterioramento si fa più acuto.

Su tutto prevale quelle che il recente convegno del Cusi a Ca’ Foscari, il professor Gorlier
chiamò « la sovrapposizione della parola » su cose e personaggi. Tra l’altro, personaggi oggi
parecchio sbiaditi.

Per rompere la monotonia dei titoli, si è forzato nei giorni scorsi sul nome di Massaro, quale
presunto titolare contro la Polonia. In realtà, Bearzot ne ha fiutato un avvenire da mediano, senza
proposte di primo impiego a Vigo.

Vera vittima della forzatura è stato lo stesso Massaro che, freschissimo ventunenne, deve aver
ingenuamente scambiato la nazionale per il Monza, nel quale giocava fino allo scorso anno.
Massaro è entrato in campo, nel secondo tempo a Braga, convinto di spaccare il mondo e di ottenere
un ruolo fisso. Ha presto capito che nessuno si curava molto delle sue ambizioni e che, nelle
nazionali di tutti i tempi, non si è mai visto un titolare scannarsi in allenamento a favore dell’ultimo
sbarbatello entrato apposta per fregargli il molo.

Massaro c’è rimasto malissimo e ieri mattina, conversando con un po’ di giornalisti, ha
candidamente accusato di « non aver ricevuto collaborazioni » dal compagni, come dire che il suo
esperimento non era fallito, ma che l’avevano fatto fallire di proposito. « Se qualcuno crede di
avermi liquidato, si sbaglia » ha poi aggiunto del tutto fuori dalla realtà.

Orecchianti e guardoni del clan devono aver mangiato la foglia tanto che, un’ora buona più tardi,
da Pontevedra giungeva a Vigo una telefonata di Massaro ai giornalisti, così concepita: « Mi hanno
riferito alcuni compagni che state scrivendo che io non parlo con Bearzot e che i compagni mi
hanno fatto fuori a Braga. Ricordo che a vostra precisa domanda ho risposto: mi aspettavo in campo
maggiore collaborazione. Forse ho sbagliato perché credevo che quella di Braga fosse una partita
vera, invece non lo era. Per quanto riguarda Bearzot, ho detto semplicemente che in linea generale
lui non parla con i giovani ».

Probabilmente è accaduto in ritiro quanto accadde a Chinaglia nel 1974 a Stoccarda, quando il
tumultuoso Long John fu costretto a interrare la polemica anti-Valcareggi da un intervento di
Franco Carraro. Come Chinaglia, Massaro deve aver rischiato il ritorno anticipato in Italia, e ha
tentato una sorta di molto curiosa smentita. Infatti, oltre a non smentire alcunché, la telefonata
ufficializza anzi due fatterelli

1. Il blocco dei titolari non collabora con eventuali ricambi;
2. Bearzot non si cura proprio dei giovani.

Che bell’ambientino! Ne esce l’immagine di una nazionale chiusa, bloccata, egoista, che si nega

ai puri di cuore.

Ma le pene del giovane Massaro non sono l’unico caso di « sovrapposizione della parola » sul
fatto tecnico. Scaduta a Braga l’ipotesi-Massaro, cronisti in perenne erezione rotocalchistica hanno
sognato raccontando di alcuni giocatori al Casinò e di altri intendi a lambire con gli occhi umidi
discoteche di donne perdute! Non sto mica scherzando, è la verità. Tant’è che ieri metà dei giocatori
ha evitato il quotidiano meeting con i giornalisti, facendo di ogni erba un fascio, gramigna e prato
inglese.

Non bastasse, alla conferenza-stampa sono due giorni che Paolo Rossi non concede il privilegio
di farsi vedere né intervistare. Il che, pur lasciando qualcuno sconsideratamente indifferente, ha
diffuso il panico tra molti. Datemi Rossi e vi solleverò il mondo! E se non te lo danno? E’ roba da
suicidio, perdi fiducia nella vita, 48 ore senza Rossi al microfono ha perciò fatto azzardare che
Pablito non sia, non dico in grado di battere da solo la Polonia, ma nemmeno di scendere le scale
dalla camera al pianoterra!

Seriamente parlando, non si vede l’ora che il Mundial vada in campo, unico modo di lasciare
nella pattumiera almeno la metà delle chiacchiere. Hanno ragione gli argentini che, per
concentrarsi, ricevono i giornalisti una tantum. Il povero Bearzot regge un’ora fitta di domande al
giorno e se la cava sempre con buon senso, esibendo una loquacità che per esempio a Ferruccio
Valcareggi, il pressoché muto ct. degli anni ’70, nel giro di due giorni avrebbe procurato una paresi
facciale.

Ma Bearzot non basta, mai. Essendo l’autopsia l’esercizio più diffuso attorno alla nazionale, la

mera critica si vede aggredita dal partito preso. Non è il mio partito.