1982 febbraio 8 Scandalo! Barbaresco abroga il regolamento

1982 febbraio 8 – Scandalo! Barbaresco abroga il regolamento

Enzo Barbaresco di Cormons è arbitro internazionale e s’avvia alle 130 partite dirette
in serie A: dopo il ritiro di Alberto Michelotti, è l’arbitro più esperto a disposizione
dell’AIA. Con tanta esperienza alle spalle non si riesce davvero a capire come abbia
potuto stravolgere ieri il risultato di San Siro concedendo al Napoli un rigore che il
Milan non aveva assolutamente commesso.
Alla Regola 12, «Falli e Scorrettezze», il testo del regolamento precisa: «Il fallo di
mano deve essere punito dall’arbitro soltanto quando questi ritiene che vi sia stata
inequivocabile volontà da parte del giocatore nel giocare il pallone con la mano o con
il braccio».
Ebbene, sul tiro ravvicinato e forte di Damiani (Napoli), il difensore Tassotti (Milan)
non solo non ha mostrato «inequivocabile volontà» di colpire con la mano ma ha
esattamente tentato il contrario: ha fatto torsione di schiena, come per ripararsi,
venendo a propria insaputa colpito dal pallone.
Ci sono episodi dubbi e noi abbiamo sempre praticato molta cautela. Le stesse
immagini televisive confondono a volte le idee piuttosto che chiarirle, ma l’episodio
di ieri è didascalico, anzi meriterebbe di far parte della cineteca arbitrale quale
esemplificazione di come un fallo di braccio sia involontario e quindi non punibile.
Il rigore decretato da Barbaresco è scandaloso perché danneggia la funzione arbitrale
più di cento assalti teppistici. D’accordo, sbagliamo tutti; d’accordo, arbitrare è molto
difficile; d’accordo, gli errori alla lunga si compensano; d’accordo, è infantile
spiegare le partite con l’arbitro. D’accordo su tutto, ma ci sono errori talmente
pacchiani da meritare drastici provvedimenti: non per tutelare il Milan-crisi o per
tranquillizzare Gianni Rivera, bensì per rivalutare il regolamento.
É quando non si arbitra in nome della Legge che il pubblico sospetta, sia pure a torto,
che si arbitri in nome della Loggia. Soltanto l’applicazione del regolamento allontana
i gratuiti sospetti ed esalta la bellezza della figura arbitrale, da Barbaresco fino
all’ultimo ragazzo impegnato sui campetti di periferia. Il diritto all’errore non è un
privilegio; soltanto l’altra faccia del dovere del regolamento: chi non ci sta o non ce la
fa più, deve prenderne atto. Arbitrare è un hobby, non un ordine sacro e nemmeno il
servizio militare.
Il campionato s’avvia a primavera e sta per dare una sterzata sia in zona-scudetto che
in zona-retrocessione, così chiamando tutti al massimo della concentrazione, arbitri
compresi. In un’azienda-calcio che, spettatori paganti a parte, ieri ha fatto spendere
agli italiani qualcosa come 34,5 miliardi per la schedina del Toto, l’obbligo della
credibilità supera ogni altra esigenza. Quando hai la mente libera, le gambe a posto e i
riflessi in ordine, allora nessuno potrà promuovere processi e insinuazioni.
E veniamo al campionato vero. La Juve è da ieri prima in classifica e la cosa non
sorprende nessuno: ha segnato più di tutti (28 volte), ha preso molti meno gol di tutti
(soltanto 8), ha vinto più di tutti (11 partite su 18). Ha la panchina migliore d’Italia
tant’è vero che la sua formazione sembra sempre «al completo»: lo slancio della
Fiorentina non è esaurito ma la pressione della Juve è sempre più massiccia, questo sì.
Trasferta è bello, fa bene, lo hanno dimostrato Juve, Inter, Roma era stessa Udinese!
Un’Udinese ben chiusa attorno a Orlando, contropiedistica e pronta a spedire in gol
un altro difensore, Galparoli, dopo i Cattaneo (3 reti), Gerolin (2) e Tesser (1). Poiché
Nick Zanone segna altrove e Carletto Muraro non vede la porta, a Enzo Ferrari non
rimane che caricare la fionda con un terzino.
Ad Avellino l’Udinese ha colpito così. É l’Udinese che aspettiamo sempre e che, a
volte, si lascia ahinoi andare a strane voglie. É l’Udinese di Causio: se non c’è lui,

Ferrari gira con la candela in mano; se c’è lui, clic, s’accende la luce. Illuminazione
centrale, non abat-jour.