1982 febbraio 1 Causio vince anche se non gioca

1982 febbraio 1 – Causio vince anche se non gioca

Terza sconfitta dell’Udinese in casa. Il che significa aver sprecato i due punti
provvidenzialmente presi una settimana fa a San Siro contro il peggior Milan della
recente storia rossonera. É il vizietto della leggerezza.
Non c’è verso: passano le settimane e, con i suoi 21 gol a carico, quella dell’Udinese
resta fra le più attraversabili difese del campionato. Nel duello personale tra Ferrari
(Udinese) e Mazzone (Ascoli) l’esito è poi di un brutale da mettere imbarazzo: tra
girone d’andata e di ritorno 4 punti su 4 all’Ascoli, con 5 reti a zero.
Aveva perfettamente ragione Ferrari a temere i «trucchi» tattici di Mazzone, non fosse
che ha fallito nel porvi rimedio. Chi ha visto la partita racconta di un’Udinese fragile
e scombinata che il pubblico ha sonoramente fischiato. E questo è il segno che deve
far riflettere, tenuto conto che di rado lo stadio Friuli perde la pazienza. Al massimo
tace.
Nello spogliatoio Mazzone si è detto piacevolmente sorpreso dall’impiego
simultaneo, da parte dell’Udinese, sia di Casarsa (all’esordio) sia di Cinello (da tempo
fuori giro): come ad intendere che per la sostituzione di Causio, squalificato, Ferrari
era ricorso alla soluzione più eccentrica e meno sperimentata.
«A volte l’Udinese dovrebbe accontentarsi dello 0-0», ha poi sospirato Causio. Parole
sante soprattutto perché non è la prima volta che l’Udinese si creda chissà chi e non
una squadra che – come ha sempre sostenuto Lamberto Mazza – ha quest’anno
soltanto il (sacrosanto) dovere di salvarsi.
Era già successo con la Fiorentina, mica il Peretola. Il problema dell’Udinese non è
l’Ascoli, è l’atteggiamento. La squadra sembra ignorare i limiti difensivi e ieri ha
probabilmente pagato una doppia presunzione: voleva anche dimostrare che Causio è
grande ma che i… resti dell’Udinese se la possono cavare da soli, soprattutto se in
casa.
Lo 0-2 dell’Ascoli finisce così con l’accentuare pericolosamente il peso di Causio: era
già notevole prima, lo è di più ora. In fondo è proprio lui, Causio, a vincere sempre,
persino restando in tribuna.
La cosa migliore di questa Udinese è il disimpegno lungo (quasi sempre di Orlando)
su Causio. Il quale, domata la palla e rigirato per servire, spreca assai poco e a volte
inventa determinanti giocate. É questa la dorsale, servita da un discreto ritmo. Non c’è
altro. L’assenza di Causio era una ragione in più per serrare le fila e meditare gli
spazi.
Non è la sconfitta che impensierisce a 15 punti, ma la protervia di una squadra che
ama illudersi anche se, paradossalmente, è presieduta da un dirigente che odia vivere
alla giornata e che, alla Zanussi o all’Udinese, ha semmai il pallino della «strategia»,
delle cose viste a lungo temine.
Non sarebbe male che l’apparato tecnico dell’Udinese badasse più ai fatti e meno alle
opinioni personali: il suono delle parole a volte ottunde.