1981 Luglio 5 Domenica
1981 Luglio, 5 – L’UDINESE DIVENTA UN CASO ITALIANO
Il gruppo Zanussi significa 23 aziende, 50 stabilimenti, un fatturato di  1.220 miliardi all’anno.
Ai  suoi  32.500  dipendenti  a  aggiunto  ieri  una  sessantina  di  irregolari:  i  60  dipendenti  della  Spa
Udinese Calcio.
L’udinese farà capo al gruppo Zanussi come altre aziende in difficoltà sulle quali siamo intervenuti
per  risanamento  e  ristrutturazione:  l’  annuncio  è  del  cavaliere  del  lavoro  Lamberto  Mazza,
cinquantacinquenne  romano  da  27anni  in  Friuli,  ex  bancario  con  il  bernoccolo  dell’alta  finanza,
manager industriale che ha spedito Pordenone in orbita europea.
E’ in pratica la prima volta che il calcio italiano registra il passaggio di una sua società a un’industria.
Soltanto  la  Juve  si  ritrova  suppergiù  sulla  stessa  lunghezza  d’onda,  nel  senso  che  la  società  di
Boniperti fa capo all’Ifi, la Finanziaria della Fiat quotata in borsa.
Vestito di un prudente azzurro, la cravatta di seta, una sigaretta Marlboro sempre a portata di mano,
Lamberto Mazzza ha presentato la “sua” Udinese con il tono di chi chiarisce un’operazione aziendale.
Sono mancati i ricordi, perché ricordi calcistici Mazza non a, avendo in tuta la sua via assistito a un
paio  di  Udinese-Roma.  Sono  mancati  gli  appelli  perché  i  veri  Mnager,  (attenzione,  con  la  M
maiuscola), non amano i pulpiti. Sono mancate le ruffianate perché questo presidente arriva al calcio
dall’esterno non dalla sua base.
L’ avevo conosciuto, molto di sfuggita una sera a Mestre, alla trattoria “Dall’Amelia”   dove s’ era
incontrato  con  Sanson,  il  sindaco  di  Udinese  Candolini  e  il  commercialista  Vidoni.  “A  me  piace
mettere in imbarazzo” era stata una sua sorridente battuta.
Ieri Mazza è stato in questo senso di parola. Ha messo imbarazzo. Non ha tirato sassi in piccionaia: ha
addirittura lanciato pietre, tanto più pesanti perché elargite senza mai alterare il tono della voce, con
grande sicurezza di sè, nemmeno lontanamente ponendosi il problema di piacere o no ai destinatari
delle sue opinioni.
– Come giudica il calcio Lamberto Mazza?
“E’ un mondo inquinato nel quale o l’ambizione di portare un contributo nuovo, lavorando pulito, per
garantirci un futuro”.
– Come si definisce?
“Sono un manager. E’ difficile che diventi un tifoso dell’Udinese”
– A chi darà carta bianca all’Udinese?
“A nessuno. Per principio io non do mai carta bianca”.
– Come valuterà l’operato di un allenatore?
“Se mi garantirà un risultato e non l’otterrà, lo manderò via: badi bene, se me lo avrà garantito. E se
ance la cosa non fosse condivisa da tifosi e giornalisti, lo manderei via lo stesso.”
– Le società di calcio sono quasi tutte in crisi economica: come pensa di invertire la rotta all’Udinese?
“Una società di calcio è una società di spettacolo; offre un servizio a gente che, pagando il biglietto o
abbonandosi, acquisisce dei diritti. L’ Udinese diventa una società del Gruppo Zanussi e con essa io
mi  prefiggo  un  risultato  economico,  culturale,  sociale.  Diventa  una  società  che  deve  risultare
economicamente valida”.
- Il calcio coltiva vizi antichi, come i superingaggi ai giocatori. Lei non si reputa ottimista nel voler
corregge la tendenza?
“Sono  un  ottimista  obbligato,  sennò  non  farei  il  mestiere  che  faccio.  Io  non  voglio  fare  nessuna
rivoluzione, perché non credo alle rivoluzioni, ma espongo un principio: se la carriera di un giocatore
finisce a 35 anni, c’è la motivazione per stipendi pazzi. Se si fa invece una politica di retribuzione e di
un  avvenire  garantito  dopo  i  35  anni,  allora  il  giocatore  non  ha  più  bisogno  di  puntare  oggi
sull’accumulo”.
– Quale sarà il suo rapporto della sua Udinese con i Clubs di sportivi?
“Troveremo  una  formula  perché  il  rapporto  sia  tenuto.  Ma,  a  scanso  di  delusioni,  non  potranno
contare sulla mia presenza. Sono ancora un uomo operativo e il mio tempo è prezioso”.
– La Zanussi, oltre ad aver acquisito la società, sponsorizzerà anche la squadra?
“Un nostro gruppo di esperti ci sta lavorando sopra, ma siamo restii a coinvolgere in maniera così
pesante il nome di Zanussi. il nome Zanussi è cresciuto su un’altra etica, la sua dimensione se l’ è
conquistata in altro modo, fuori dello sport. Valuteremo bene prima di decidere”.
– Perché non fa appelli ai tifosi?
“Con  la  Zanussi  diamo  un  prodotto  tra  i  migliori  nel  mondo.  Anche  con  l’Udinese  cerchiamo  l’
adesione del pubblico attraverso un prodotto, sia pure sportivo”.
– Noi le abbiamo attribuito l’intenzione di servirsi in futuro di Enzo Bearzot. Che cosa ci può dire?
“E’ un’illazione, ma a pala è rotonda. In ogni caso tutto farà sempre capo al Gruppo Zanussi”.
Secco,  asciutto,  mai  emotivo,  Lamberto  Mazza  ha  lasciato  da  parte  ogni  demagogia.  Ha  parlato  di
Udinese  senza  un  solo  aggettivo  concesso  alla  retorica.  Alla  destra  aveva  il  sindaco  di  Udinese
avvocato Candolini, alla sinistra Franco Dal Cin, ma era come se fosse solo; solo con il suo 93 per
cento e, soprattutto, con il gruppo Zanussi.
Nel calcio entra l’ homo economicus, un uomo pressoché nuovo, che si definisce “manager” e che
accetta  di  spersonalizzarsi  soltanto  a  vantaggio  dell’azienda,  il  Gruppo  Zanussi,  che  esce  fuori  dai
suoi discorsi quale punto di partenza e di arrivo.
Da ieri l’Udinese è il cinquantunesimo stabilimento del Gruppo Zanussi e Mazza ha avuto il merito di
dirlo  senza  perifrasi  mitigando  l’impatto  aziendale  con  un’annotazione  nostalgica  e  autobiografica:
“Io nella vita mi cimento molto volentieri e spesso ho avuto successo. Non mi dispiacerebbe riuscirci
anche ne calcio. A Udine ritorno dopo vent’anni da protagonista”. A Udine dove, appunto vent’anni
fa,  lavorava  all’ufficio  “Esteri”  della  Banca  Nazionale  del  Lavoro.  Lamberto  Mazza  è  arrivato  al
calcio  quale  personaggio  scomodo,  imbarazzante.  Perché  parla  di  pulizia,  di  resa  economica,  di
prodotto, di spettacolo, di avvenire dei giocatori alla stessa stregua del Modello-Juve dove la Fiat è lì
apposta per allungare la vita professionale dei giocatori arrivati in pensione.
Mazza para un linguaggio che spaventa a corporazione-calcio, i suoi chiacchieroni, i suoi maneggioni,
quelli  che  sono  interessati  a  eternare  i  vizi  perché  soltanto  così  ci  possono  comodamente  campare
sopra. Mazza si è presentato ripudiando in blocco ogni luogo comune. La sua gestione sarà perciò
difficile,, rischiosa, non rendendo omaggio nè alla moda, nè alla piazza, nè al sottobosco. Di sicuro lo
aspetteranno in molti al varco perché ha l’aria di voler tentare soluzioni originali.
Con rara capacità Teofilo Sanson ha restituito il grande calcio al Friuli e alle Tre Venezie. Lamberto
Mazza rifiuta le solite insulse fraseologie: il suo investimento nell’Udinese diventa un fatto italiano, 
di costume, da seguire con molta attenzione e con voto di fiducia. Non diciamo tutti e per tutti i santi
giorni che il calcio va cambiato? Allora, forza.
Giorgio Lago