1980 Olimpiade di Mosca. Mennea

1980 – Olimpiade di Mosca – Mennea

I Mennea sono due: quello che corre e spesso vince; quello che sta a i bordi della pista e quasi mai si
sente appagato. Il secondo Mennea si chiama Carlo Vittori, il professore, costruttore del campione,
perfezionista che ha in disprezzo faciloni, pressapochisti, incompetenti. Se parla lui è come se parlasse
il campione, anche se non sempre Mennea “è” il suo maestro.
Dove, chiedo a Vittori, Mennea non coincide con il maestro, in un certo senso non attua intero il
programma?
Accende la sigaretta Vittori, serio e garbato, due perline di sudore su labbro, sotto un primo sole
avvolto d’afa:
“Vede – risponde con voce solida- sui 100 Pietro non ha nulla da perdere, sui 200 sì. Perdere significa
per lui significa per lui valere di meno. A dominarlo è la volontà di ben figurare, di non deludere gli
altri. Se cominciasse a correre per sé stesso, per il piacere di affermare uno stile, penserebbe ad altro, e
forse vincerebbe”.
– È un brivido psicologico, che ha 28 anni… “…Non ha più a disposizione. E qui maestro c’entra
poco”.
Pietro Paolo Mennea, nell’olimpiade senza gazzelle Usa, ha il dovere di farsi Berretti, giusto 20 anni
dopo. L’ombra lunga del boicottaggio lo carica oggi di un peso più fastidioso del mal di schiena di ieri.